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Visualizzazione dei post da marzo, 2023

Quando il sogno è prodotto in serie

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Internet e la crisi creativa dell'industria dei sogni  I social e l'invasione dei replicanti Dell'effetto deleterio dei social media si potrebbe parlare all'infinito: standard impossibili, positività tossica e pericolosa , fake news, ansia, odio... c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Oggi però mi piacerebbe parlare di un argomento meno serio, almeno a prima vista, che tuttavia mi irrita profondamente, vale a dire quella che mi piace chiamare l'invasione dei replicanti. Pensateci un attimo, su piattaforme quali LinkedIn o Instagram gli utenti di successo, i personaggi che danno il tono per intenderci, sono quasi tutti uguali: stesse foto con espressione alternativamente spensierata e in tralice, stesse frasette motivazionali, stesso Italiano mescolato all'Inglese, stessi eventi, stesso modo di vestire, stessi accessori, stesse vacanze, stesse procedure cosmetiche... cloni, cloni ovunque! Da un lato, come dicevo, la cosa mi urta intimamente, perché fin d

Godersi l'Arte ai tempi della crisi globale

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Apprezzare la Letteratura e l'Arte mentre attorno a noi tutto sembra andare a rotoli: un'esperienza personale Quando la penna si ferma E come potevano noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento. In questa lirica pubblicata nel 1946, Salvatore Quasimodo guardava con onestà ai limiti dell'Arte e della poesia, la loro piccolezza di fronte all'orrore della Seconda Guerra Mondiale. Sì, ci sono momenti in cui scrivere sembra inutile, privo di senso, in un certo qual modo anche sacrilego, perché riduttivo nei confronti di qualcosa di tanto grande, tanto oscuro da non lasciarsi confinare nei limiti imposti da un foglio di carta. Come a volte è giusto saper tacere con la lingua,

Quando l'opportunità diventa onere

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Quelle che ci sono state presentate come delle opportunità si sono trasformate in obblighi Vite spezzate Vite distrutte nella corsa al "pezzo di carta". Si continua a parlarne , purtroppo, e non si può non farlo, ripensando alla studentessa dello Iulm di Milano, alla collega iscritta alla Federico II di Napoli, e a tante altre storie come le loro, raccontate dai giornali nel corso degli anni. Giovani in difficoltà con gli studi universitari, e magari anche con altro, che non sanno o non possono reggere alla pressione delle aspettative personali, familiari, sociali. Dopo settimane, mesi, magari anni trascorsi a nascondere la dura realtà con una sofferta menzogna, la preoccupazione dietro un faticoso sorriso, il peso diventa troppo grande.   Se ne vanno soli, in silenzio, senza potersi confidare con nessuno, prigionieri di un senso di impotenza e di fallimento impossibile da superare. A uccidere è la vergogna. La vergogna di non "avercela fatta". La vergogna di aver

Orwell fa paura, ma Huxley di più

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Tutto ciò che è "orwelliano" fa paura, ma la distopia può prendere forme più insidiose (e angoscianti) Tutto è orwelliano  Orwelliano. In questi ultimi anni, sono state attaccate come "orwelliane" tante delle misure adottate dai Governi contro la pandemia, a cominciare dal famigerato (ma ormai dimenticato) Green Pass . Prima ancora, sono stati additati come "orwelliani" i social media che vanno in crisi ma non muoiono mai , con i loro algoritmi e le tante informazioni che ogni giorno raccolgono su chi li frequenta, tutti dati pronti ad essere venduti ad aziende e magari ceduti ad autorità di vario tipo, senza parlare delle periodiche ondate di indignazione incontrollata. "Orwelliano", un aggettivo a volte usato a sproposito e con toni da teorie del complotto , ma che tutti o quasi capiscono e che esprime un'ansia reale, la possibilità concreta di un Mondo simile a quello descritto da George Orwell  (1903-1950) nel suo 1984 : controllo capilla