Godersi l'Arte ai tempi della crisi globale

Pagine di un libro aperto sullo sfondo del cielo azzurro

Apprezzare la Letteratura e l'Arte mentre attorno a noi tutto sembra andare a rotoli: un'esperienza personale


Quando la penna si ferma

E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

In questa lirica pubblicata nel 1946, Salvatore Quasimodo guardava con onestà ai limiti dell'Arte e della poesia, la loro piccolezza di fronte all'orrore della Seconda Guerra Mondiale.

Sì, ci sono momenti in cui scrivere sembra inutile, privo di senso, in un certo qual modo anche sacrilego, perché riduttivo nei confronti di qualcosa di tanto grande, tanto oscuro da non lasciarsi confinare nei limiti imposti da un foglio di carta.

Come a volte è giusto saper tacere con la lingua, così è necessario tacere con la penna.

Forse, lo stesso vale per la lettura; o almeno, questa è stata la mia esperienza negli ultimi tempi.


Servono le pagine in un Mondo a fuoco?

Le lunghe settimane di isolamento e lockdown, nella maledetta primavera del 2020, hanno offerto a tanti un'occasione per leggere, viaggiare con la mente, creare, meditare; un'opportunità che però io non sono riuscito a cogliere, o meglio in un certo senso non ho voluto cogliere.

Qualcosa di assurdo, qualcosa che un umile ma appassionato fruitore delle arti come me mai avrebbe potuto immaginare, mi stava aspettando al varco.

Un giorno dopo l'altro, infatti, senza che avessi il coraggio di confessarmelo, una paralisi emotiva ha preso il sopravvento, allontanandomi da ciò che tanto avrebbe potuto migliorare le mie giornate. 

I giorni sono diventati settimane, le settimane mesi: vi scandalizzerebbe sapere che da anni non prendo in mano un racconto, una poesia, e che nemmeno i dipinti o i film mi sembrano interessanti come una volta?

Di fronte alla pandemia, alla catastrofe climatica, alla guerra e a tutte le disgrazie che ad esse si sono intrecciate sempre più strette, davanti al nodo gordiano di questa crisi mondiale a detta di tanti sempre più incurabile, tutto ciò che è narrazione, fantasia, evasione (in qualsiasi forma, tranne forse la musica) mi sembra inutile, peggio, immorale.

Le storie leggere mi irritano, perché parlano di un mondo che ai miei occhi non esiste più, di cui non ha più senso parlare; le distopie non mi intrattengono più, al contrario mi inquietano, perché rivelano il Mondo che potrebbe essere, e che in parte è forse già qui. 

I momenti una volta trascorsi tra romanzi, quadri e vignette sono ormai quasi interamente dedicati alle notizie, all'approfondimento, al continuo tastare il polso di questo nostro Pianeta sempre più malato, quasi senza speranza.

Danzo al ritmo imposto da un'informazione pervasiva, che senza sosta invade le nostre case e le nostre vite; e a volte non trovo riposo.

Perché non riprovare a cercarlo nella lettura, allora, mi domando. 

E il dibattito interiore ricomincia, ogni volta uguale a sé stesso: ma a che cosa servirebbe, mi dico, se non a mettere la testa sotto la sabbia, a scappare al dovere (?) di assistere per quanto possibile al disastro?

È giusto leggere un libro qualsiasi mentre la gente muore terrorizzata da un morbo sconosciuto e altre pestilenze, o magari dalla guerra, e il futuro è ogni ora più incerto?

Un romanzo non offrirà una cura ai malati, una poesia non fermerà le bombe o l'innalzamento dei mari: siamo in modalità di sopravvivenza, non si può perdere tempo per queste cose.  

C'è anche un elemento di penitenza in questo mio atteggiamento, devo ammettere, quasi come se fosse un sacrificio in grado rendermi partecipe della sofferenza globale, e forse di espiare la mia "colpevole" e comunque precaria sicurezza di occidentale.

Pensiero magico, pensiero illogico, ma così potente.


Non di solo pane...

I pensieri illogici non fanno bene, e lo so: provo allora a ribellarmi, a riprendere in mano le redini della mia mente. 

Se vogliamo dirla tutta, mi rispondo, Quasimodo non ha però smesso di scrivere per sempre, come dimostra proprio la sua poesia; inoltre, negli anni proprio la narrazione, la scrittura, il verso hanno dato a tante delle vittime di quell'orrore i mezzi e la forza di testimoniare, raccontare e tramandare gli inferni vissuti: leggere le loro parole è oggi non solo un tesoro per ciascuno di noi, ma anche e soprattutto un impegno affinché quanto descritto non si ripeta mai più.

Anche in circostanze estreme, ricordo a me stesso, le arti e il bisogno che abbiamo di esse non sono mai venuti meno, perché esiste una fame che non può essere saziata altrimenti: come è scritto, "non di solo pane...".  

Potrebbe essere lo stesso anche oggi, quindi?

La crisi attuale mi sembra così ampia, profonda, multiforme e duratura da apparire invincibile, insuperabile: eppure voglio, anzi devo ritrovare fiducia nel potere della nostra capcità di creare, nell'esistenza di forme in grado di descrivere anche i tempi nuovi, nella mia abilità di ricevere nuove visioni e nuovi insegnamenti, anche là dove non credo di trovarne.

Lo vedo, di Arte si continua a parlare, anche la protesta passa dai suoi frutti!  

Va bene, mi dico, voglio sperare.

Voglio credere che il mondo possa farcela ancora un altro giorno, e io con lui.

Metto da parte il solito articolo catastrofista, e mi guardo intorno alla ricerca di un libro. 

Forse la resistenza al male può iniziare anche così, con il fruscio di una pagina.

Commenti

  1. Capisco il tuo punto di vista. Io invece provo un sentimento di rifiuto nei confronti delle notizie (che comunque leggo e approfondisco se prevenienti da fonti che ritengo equilibrate). Il continuo martellare costruito spesso per meri fini propagandistici, da qualunque pulpito essi vengano è snervante e inutile. Essere preoccupati al punto da vivere con angoscia ogni lancio di agenzia non migliora la situazione di niente e di nessuno. Provare una continua apprensione per elementi che non si possono controllare serve solo a dormire poco di notte. Invece tenere la mente sveglia (e le arti in questo senso aiutano) può aiutare ad affrontare tutto quello che ci circonda con la necessaria razionalità. Anche eliminando tutta l'informazione tossica che serve solo a vendere giornali, fare audience, o creare accessi su internet. La più grande vittoria di chi vuole tutti spaventati e penzolanti dalle magiche labbra della politica è toglierci gli strumenti che ci servono per mantenere la barra dritta. Almeno io la vedo così.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sagge parole Iuri, non è semplice ma ci dobbiamo provare.

      Elimina

Posta un commento

I vostri commenti sono sempre i benvenuti, chiedo solo civiltà e niente spam :)

Post popolari in questo blog

Scegliere una carriera sull'orlo del baratro

Criptovalute, El Dorado digitale?

L'insopprimibile "bisogno" di parlare