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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Fare blogging è attivismo?

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Questo blog fa attivismo? E soprattutto, dovrebbe farlo? Sono domande che mi sto ponendo da un po'. Nel mio  primo post , nell'ormai lontano 2022, ho immaginato di creare uno spazio di condivisione per tutti coloro che si sentono disorientati dai tanti cambiamenti in atto in questo nostro Mondo in crisi... un Mondo in frantumi, appunto. Ma è davvero attivismo? Nel tempo, mi sembra di aver assunto più spesso un atteggiamento da osservatore, certamente critico, ma più interessato a offrire un'opinione che vere soluzioni. Non che sia per forza un male: rincorrere i trend del momento non è quasi mai una buona idea, e interagire con un pubblico, per piccolo che sia, richiede una certa dose di prudenza . Ma dove finisce la cautela, e dove inizia l'apatia? Sui miei canali social, inclusi quelli personali, mi concedo più libertà: Palestina, attivisti in pericolo... c'è spazio per tante cause, alcune delle quali qui in Italia passano inosservate o quasi (ad esempio questa )

Più liberi... eppure no

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Tra libertà fragili e l'ombra eterna ma trasformista della schiavitù Tutti vogliono essere liberi, o almeno così dicono. C'è chi per la libertà propria e altrui ancora oggi continua a lottare, a soffrire e persino a morire. Perché la libertà, comunque la si veda, è fragile. Oggi siamo davvero più liberi? Sotto molti punti di vista sì, almeno nel nostro Occidente: lotta, conoscenza e tecnologia hanno portato a milioni di persone orizzonti, possibilità e diritti inconcepibili fino a qualche decennio fa. Eppure, proprio tanto di ciò che ci ha liberato è allo stesso tempo strumento di oppressione. Il nostro progresso resta costruito anche sullo sfruttamento di altri popoli, di altre terre. La globalizzazione che ha aperto confini rende più ricattabili e quindi erode le conquiste di tanti lavoratori. La tecnologia che rende l'esistenza più comoda diventa anche fonte di controllo e disinformazione, per giovani e meno giovani . L'integrazione di coloro che un tempo erano escl

Il Mondo sta male ma non muore mai

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L'eterna escalation da cui non si torna mai davvero indietro Un sabato sera come tanti, mi aspettavo qualche ora tranquilla. Nel giro di un attimo, invece, mi sono ritrovato come milioni di altre persone a seguire in diretta il possibile inizio della fine. Sì, dopo giorni di supposizioni e avvertimenti, l'attacco dell'Iran a Israele è arrivato per davvero. Una marea di droni e qualche missile in mezzo, quasi tutti abbattuti e con poche (ma purtroppo non nulle) conseguenze. Sui social, qualcuno ha evocato lo spettro del 1° settembre 1939, altri invece sembravano affascinati, come soggiogati da un brutto film di guerra o da un perverso reality show . Terza Guerra Mondiale in arrivo? Quasi subito, la smentita: l'Iran si è detto disposto a chiudere così la faccenda, a considerare il letale raid israeliano ai suoi rappresentati adeguatamente vendicato, purché Tel Aviv non volesse replicare; da parte sua il governo Netanyahu (probabilmente con una buona dose di persuasione

Protopia, l'utopia che crede di non esserlo?

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Tra l'utopia dei "visionari" e la distopia dei pessimisti esiste davvero un approccio più "razionale"? Il bello della Rete: nuovi amici e nuove idee Un immenso e indubbio vantaggio della Rete è la sua capacità di metterci in contatto con persone e contenuti in grado di ampliare i nostri orizzonti e sfidare i nostri preconcetti. Tra gli "amici" incontrati più di recente lungo il cammino non posso non menzionare (e raccomandare) l'ottimo Futuro Prossimo , che con passione e puntualità ci informa sui grandi cambiamenti in atto già qui e ora, dalle ultime conquiste delle scienze alle nuove tendenze sociali, meritandosi ampiamente i tanti follower raggiunti sulle diverse piattaforme social. È proprio grazie a Futuro Prossimo che qualche giorno fa ho letto per la prima volta di un concetto che non conoscevo, la Protopia . Né miraggio né sconforto: cos'è la Protopia Alle utopie spesso irrealistiche di tanti " visionari ", i protopisti oppong

Al telefono con il declino

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Assistere al disfacimento di una società, una telefonata alla volta Che il nostro tessuto sociale sia sempre più logoro non è proprio una novità, basta seguire un qualsiasi telegiornale. Da qualche tempo, però, la questione ha assunto per me un carattere più personale. Come forse avevo già accennato in qualche post precedente, infatti, dallo scorso autunno ho un nuovo lavoro, che in parole povere consiste nel contattare persone con pendenze amministrative per negoziare con loro una risoluzione bonaria e stragiudiziale... prima di passare a una chiusura decisamente meno bonaria e assai giudiziale. All'atto pratico la cosa si traduce in trattative telefoniche per ottenere a) documentazione a discarico oppure b) un pagamento. Ora, che la reazione dei miei interlocutori non sia estatica ci sta (a chi piace sborsare?); ma devo dire che i comportamenti di molti degli individui che contatto ogni santo giorno lavorativo sono desolanti, e a mesi di distanza non cessano di lasciarmi basito.