Libero arbitrio: una (pericolosa) illusione?
Le nostre società si basano sull'idea che ciascuno sia responsabile delle proprie azioni: ma se fosse solo una menzogna?
Libero arbitrio: un dibattito antico
Ci viene spesso detto che ognuno è artefice del proprio destino, che ciascuno è responsabile delle proprie azioni.
Un concetto per molte persone intuitivo, ma dalla storia controversa.
Un tema di fondo a moltissimi miti dell'antica Grecia, ad esempio, è l'onnipotenza di Ananke, il Fato, forza universale e inesorabile, ai cui decreti affidati alle Moire né uomini né divinità possono opporsi, rinviando al più l'inevitabile e assicurandosi al contempo ulteriori ansie e sofferenze.
Ed è così che Acrisio muore come previsto per mano dell'ignaro Perseo, il nipote la cui venuta al mondo ha tentato in tutti i modi di impedire; mentre Edipo, neonato abbandonato affinché non si avveri l'orrendo destino assegnatogli, sfugge a una morte precoce per percorrere la terribile strada già tracciata per lui; e sempre il Fato, in questo caso più benevolo, stabilisce invece che l'astuto Ulisse, nonostante l'inimicizia del dio Poseidone e i tanti pericoli di un'assenza ventennale, debba infine tornare all'amata Itaca.
Nei secoli successivi, i Cristiani trionfanti si dividono in feroci dispute su libertà umana, schiavitù al peccato e Provvidenza divina, con posizioni più o meno distanti tra le varie confessioni: notevole in questo senso la teologia di Giovanni Calvino (1509-1564) e delle Chiese protestanti da lui ispirate, che rifacendosi agli scritti di Paolo di Tarso e di Agostino d'Ippona affermano che la destinazione ultima di ciascuna anima umana è già determinata dall'eternità per insindacabile decreto celeste, senza considerazione per la condotta tenuta in vita.
Anche al di fuori dell'ambito classico e cristiano, la questione non è meno controversa, sebbene in genere le grandi filosofie orientali sembrino considerare il concetto di libero arbitrio con un certo scetticismo, fatto proprio in seguito dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860).
Nel Novecento, le teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud (1856-1939), con il loro accento sul potere dell'Inconscio, aggiungono un altro elemento alla riflessione: che il Fato non sia né un dio, né la sua volontà, bensì qualcosa che è scritto dentro di noi, nella nostra mente?
Anche nell'età moderna e contemporanea, quindi, la questione continua a dividere studiosi di diverse discipline in tre principali schieramenti: i deterministi, i libertari, e, nel mezzo, i compatibilisti, in una diatriba dove la stessa definizione di "libero arbitrio" viene messa in discussione.
Nonostante l'incertezza in merito, e la semplice constatazione empirica che non sempre le nostre scelte sono completamente libere da fattori esterni, è interessante notare come in tutte le civiltà e società gia menzionate, così come in molte altre, all'atto pratico l'esistenza del libero arbitrio non sia affatto negata: lode e biasimo, premio e castigo vengono amministrati con la tacita e condivisa convinzione che l'oggetto di tali provvedimenti li abbia "meritati".
Nel corso del tempo, con la nascita e lo sviluppo del capitalismo borghese, concetti quali "etica del lavoro", "self-made man" e (ironicamente, viste le sue origini) "meritocrazia" iniziano quindi a imporsi nel lessico e nella mentalità delle persone, soprattutto dal Secondo Dopoguerra in avanti.
Libero arbitrio: Libet e le (non) risposte delle Scienze
Religione e Filosofia si occupano da secoli di libero arbitrio: e la Scienza?
Anche in questo caso, le risposte sono molto interessanti... e controverse, come dimostra il noto esperimento condotto nel 1983 dallo psicologo e neurofisiologo statunitense Benjamin Libet (1916-2007), e più volte ripetuto: alla richiesta di premere un pulsante in un momento scelto a proprio piacere, i partecipanti mostrano regolarmente un aumento dell'attività cerebrale precedente il momento della decisione conscia di agire - un fenomeno interpretato da molti deterministi come la prova irrefutabile del nostro asservimento a meccanismi al di fuori del nostro controllo.
Caso chiuso, quindi?
Be', non proprio, nemmeno secondo lo stesso Libet: e sull'interpretazione dei suoi risultati il dibattito è ancora apertissimo, soprattutto alla luce del numero crescente di test e studi in materia - tra cui interessanti indizi di una nostra apparente capacità di interrompere consciamente un'azione in corso.
Altrettanto accesso è il dibattito nell'ambito della Fisica, soprattutto con gli sviluppi della Meccanica quantistica, che tuttavia anche in questo caso sembrano produrre più interrogativi e divergenze che risposte, almeno per il momento.
Intanto, però, l'idea che il libero arbitrio possa essere una grande illusione sta da tempo facendosi strada anche tra i non addetti ai lavori, sulla scia di pubblicazioni e saggi di successo quali Free Will, scritto nel 2012 dal noto neuroscienziato americano Sam Harris.
Libero arbitrio: e se si stesse meglio senza?
Come potrebbere reagire la gente alla notizia di un universo senza libero arbitrio? Le risposte offerte finora da studiosi e ricercatori sono affascinanti.
Da un lato, un approccio determinista alla vita sembra avere effetti negativi sul nostro comportamento, rendendoci ad esempio meno generosi, meno riconoscenti e meno motivati - tanto che anche tra i negatori del libero arbitrio c'è chi ritiene che conservarne la finzione sia comunque necessario per mantenere una società funzionante.
A questi studi, peraltro dibattuti, se ne affiancano tuttavia altri che sembrano darci una prospettiva diversa: senza l'idea di libero arbitrio, infatti, potremmo tenere in scacco il nostro correspondence bias - cioè la nostra tendenza a sovrastimare l'influenza di fattori interiori sulle nostre e altrui azioni - e, almeno per le donne, anche gli impulsi vendicativi.
Quindi... un Mondo senza libero arbitrio potrebbe anche essere meno giudicante, meno cattivo, e magari più propenso ad accogliere le teorie su privilegio e intersezionalità propugnate dai vari movimenti per la giustizia sociale?
Certo, l'idea di non essere padroni del nostro destino ci priva della soddisfazione per i nostri successi, e forse del sogno (a volte rischioso) di essere gli eroi della nostra storia personale; allo stesso tempo, però ci libera anche dai sensi di colpa per gli errori commessi, le occasioni mancate, il coraggio non avuto... e ad essere onesti, penso che molte persone sarebbero disposte a barattare l'orgoglio per un po' di pace mentale in più.
D'altro canto, rinunciare a un principio cardine del nostro ordine sociale richiederebbe una trasformazione radicale di buona parte del nostro sistema politico ed economico, dalla produzione e ridistribuzione della ricchezza all'amministrazione della Giustizia... un'impresa immane, che almeno per il momento nessuno sembra disposto a intraprendere.
Nella realtà quotidiana osservo molte persone in preda ad automatismi tanto stupidi da essere sconcertanti.
RispondiEliminaSiamo spesso influenzati in modo così sottile o ripetuto da non accorgercene, e non sempre è facile liberarsi.
EliminaDescartes, filosofo del 1600, definì il libero arbitrio “una delle prime e più comuni nozioni innate”. Stava affermando che la possibilità che abbiamo di fare delle scelte nasce con noi. Questa credenza è diffusa da secoli ed è stata determinante nella storia e nello sviluppo delle società. Oltre a Descartes moltissimi altri pensatori di ogni genere sostengono l’idea che il pensiero e l’agire siano manifestazioni essenziali e irriducibili della nostra libertà e razionalità di esseri umani. Ad oggi, la fermezza e veridicità del concetto di libero arbitrio sono così parte della nostra quotidianità da aver costruito su esso una complessa struttura di leggi e regole del vivere sociale. Ci consideriamo dotati di libero arbitrio, abbiamo un margine più o meno vasto di possibilità di scelta e libertà di decisione, in altre parole possiamo autodeterminarci.
RispondiEliminaPenso che sarà interessante seguire i contributi delle Neuroscienze e della Fisica in un reame che fino a tempi relativamente recenti è stato dominato dalla Filosofia e dalla Religione.
EliminaLa mia posizione attuale è che siamo sì liberi, ma non tanto quanto pensiamo o vorremmo, ma sono pronto a rivedere le mie idee in base a nuovi studi e nuove letture.
Ho inserito il tuo blog nell'elenco blogroll.
RispondiEliminaCiao.
Grazie mille, a presto.
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