Le Brutte Feste degli Altri



Più i tempi sono incerti, più il richiamo della tradizione è forte: in questi giorni non sono mancate le solite polemiche di nicchia su Halloween festa "pagana" e "non italiana", e tra qualche settimana qualcuno tirerà fuori la diatriba "Buon Natale o Buone Feste"...

Gli attori cambiano, ma le parti restano le stesse, come questo racconto (ripescato dai miei archivi e riaggiustato) spero dimostrerà: buona lettura... e teniamo a bada la paura


Quella sera d’autunno dell’anno 1136 ab Urbe condita¹, nell’ampia sala della residenza del senatore Pretestato² e di sua moglie Paolina³, nessuno degli ospiti sembrava in vena di fare brillante conversazione, contrariamente al solito.

Alla luce tremula delle torce, i servitori scivolavano lievi fra i convitati, riempiendo boccali, portando e ritirando piatti, e cercando di non dare troppo nell’occhio - perché il malumore dei padroni di casa e dei loro illustri ospiti era tutt’altro che segreto.

Cioccare di stoviglie, scalpiccìo di piedi, ombre inquiete.

La tensione era ormai insopportabile.

Finalmente, il corruccio del padrone di casa, tenuto troppo tempo in petto, esplose in tutto la sua forza:

Un abominio, ecco cos’è! - gridò Pretestato.

I convitati rimasero impassibili, mentre l’eco si disperdeva fra i marmi e le colonne di porfido verde.

Pretestato, amico mio, noi comprendiamo la tua pena, non credere mai altrimenti; ma purtroppo siamo sempre in meno a pensarla così, intervenne il nobile Simmaco⁴, da poco nominato Prefetto dell’Urbe, d’altronde, la mia nuova carica - che tu, carissimo, hai ricoperto con onore ben prima di me - non mi permette di farmi illusioni.

A queste parole, il silenzio ricadde sul banchetto.

Non fraintendermi, riprese il Prefetto, io per primo trovo che quest’ultima follia passi il segno; eppure, quelli sembrano aver ormai tutta Roma in pugno - a cominciare (quale pena nel cuore!) da Teodosio Augus…

Shhh! - Rusticiana⁶, sposa di Simmaco, non voleva che il marito si spingesse troppo in là; criticare l’Augusto, in fondo, poteva portare guai, anche in casa di amici (che ne sapevano della fedeltà dei servi?)

Moglie mia, s’irritò l’imbarazzato Simmaco, bisogna pur dire il vero, oppure no? Tanto più che siamo al sicuro, con persone onorate, e…

O Simmaco, non trascurare la pena di Rusticiana! - intervenne Paolina, riaggiustandosi il velo sul capo, e scambiando uno sguardo d’intesa con la giovane amica - ormai, siamo davvero costretti a pesare ogni parola: quelli sono ovunque, e se la prendono per tutto… ah! come sono cambiate le cose, sussurrò.

Cambiate, soggiunse Pretestato, …e in peggio! Non ti sbagli affatto, mia sposa!

Ricordo ancora ciò che mi raccontava mio padre, di come il divo Costantino (gli dèi lo perdonino!) decise di concedere a quella gente il diritto di officiare il proprio culto: di come vennero fuori, come ratti dalle fogne, dopo che la mannaia di Diocleziano e Galerio si fu spezzata!

E dire, interloquì Simmaco, che alcuni di loro sono persone di ottima stirpe, abili nelle lettere… avete udito di Ambrogio, il loro capo a Mediolanum⁸? Rammentate di come si rallegrò del nefasto errore di Graziano Augusto (gli dèi lo perdonino!), il quale così stoltamente fece rimuovere l’Altare della Vittoria dall’aula del Senato? Certo, non mi stupisce che proprio qualche mese fa, l’empietà del giovane sovrano sia stata punita con tanta crudeltà.⁹

Dici bene, Simmaco! Quei pazzi stanno infettando il corpo della Res Publica con le loro folli superstizioni asiatiche, corrompono la mente degli Augusti… e se essi continueranno a prestar loro orecchio, non so fin dove la collera degli Olimpii potrebbe arrivare, non so fino a quando Roma potrà ancora dirsi romana! La collera deformava paurosamente il volto di Pretestato, tanto che Paolina temette per la sua salute.

Volevano seguire la propria via? D’accordo, che ce ne importava: i Giudei non hanno sempre fatto lo stesso? A Eleusi, gli antichi Misteri non si officiano da sempre?¹⁰ continuò il vecchio senatore. Ma ora stanno passando il segno, e da figli di schiavi e prostitute, da liberti e miserabili, da asociali e figli ribelli di nobili case, ora pretendono di governare l’Urbe e l’Orbe, di imporre le proprie deliranti fole a tutti noi!

A noi, il popolo di Roma, proseguì, che per secoli ha riconosciuto nella Vittoria, in Giove, Marte e Quirino, Giunone e Minerva i suoi protettori, e che al Sol Invictus¹¹ (cui sempre io rivolgo le mie preci) ha levato lodi per i trionfi delle nostre legioni! E loro, invece, cosa ci vogliono dare in cambio? Il loro delinquente crocifisso, il loro giudeo ribelle, figlio di una popolana e di un soldato di passaggio¹², che dicono risorto dai morti, come Dioniso o l’Osiris degli Egizi!

E ora, iniziò Simmaco, e ora…

Già, e ora! riesplose Pretestato, ora vogliono toglierci financo la Festa del Sol Invictus, all’ottavo giorno prima delle Calende di gennaio¹³, che da tempo anch’essi celebrano come genetliaco del loro Cristo!¹⁴

Ah, è vero, amico mio, s’intromise Simmaco, quella loro sciocca rievocazione, con stupidi canti e nenie incomprensibili… e i loro sacerdoti, con quei paramenti ridicoli, quei perversi camuffamenti! Io davvero non…

…E sapete, amici miei, lo interruppe Pretestato, cosa ebbe il coraggio di dirmi uno dei loro, uno studente di quell’Ambrogio di Mediolanum? Che anche noi Romani, in fin dei conti, abbiamo sottratto la nostra festa, il nostro Sol Invictus agli adoratori dell’immortale Mitra¹⁵, in Persia, e che quindi non c’è nulla di disonesto o di empio se la vera religione, ora che la Storia è andata avanti (grazie al loro Dio crocifisso, beninteso!) fa altrettanto con i nostri riti, i nostri giorni fausti.

Una corrente d’aria gelida si insinuò fra l’imponente colonnato della sala, facendo trasalire tutti.

Nessuno sapeva come continuare, come dar voce al proprio smarrimento.

Amici e parenti miei, disse infine Paolina, io davvero non so dove questa via scellerata condurrà il Mondo: noi possiamo soltanto resistere, continuare a perseverare nelle nostre tradizioni, e sorvegliare affinché i nostri clientes¹⁶ e soprattutto i loro giovani e ingenui figli non si lascino fuorviare da questi perfidi costumi stranieri, ma ricordino invece Coloro che davvero ci hanno concesso prosperità e vittoria per oltre mille anni. Possa la nostra fedeltà ai riti aviti placare gli Olimpii Immortali, preservare l’Urbe e tenere in vita la memoria dei cittadini di Roma!

Accanto alla moglie, Pretestato annuiva, assorto.

Nessuno aveva più la forza di parlare.

In lontananza, portate dal crudele vento notturno, iniziavano a udirsi le lente salmodie dei Cristiani.



Note:

¹ Ovvero, il 383 dopo Cristo.

² Vettio Agorio Pretestato (morto nel 384 d.C.), senatore romano, ricoprì diversi incarichi politici e sacerdotali, fra cui il sacerdozio del dio Sol: è ricordato per i suoi sforzi di preservare il culto tradizionale romano.

³ Aconia Fabia Paolina (morta intorno al 384 d.C.), moglie di Pretestato, da cui ebbe almeno un figlio (o una figlia): ricordata come committente di vari monumenti in Roma.

Quinto Aurelio Simmaco (morto intorno al 402 d.C.), senatore e uomo di lettere, Prefetto dell’Urbe dal 383 al 385 d.C., Console nel 391 d.C., fu un uomo di punta del partito pagano nell’aristocrazia romana.

Teodosio I, detto il Grande (347–395 d.C.), generale, poi Imperatore Romano dal 379 d.C. alla morte: con l’Editto di Tessalonica del 380 d.C., dichiarò il Cristianesimo religione di Stato romana, e con una serie di leggi successive limitò sempre più la libertà religiosa degli eretici cristiani e dei non-cristiani.

Rusticiana, moglie di Simmaco, da cui ebbe un figlio e una figlia.

Riferimento all’Editto di Milano del 313 d.C., con il quale l’Imperatore Costantino I il Grande e il collega Licinio riconobbero il Cristianesimo come culto lecito, ponendo fine all’ultima grave ondata di persecuzioni voluta dai predecessori Diocleziano e Galerio all’inizio del IV secolo.

Aurelio Ambrogio (339 o 340-397 d.C.), funzionario, teologo, scrittore e santo romano, una delle personalità più importanti nella Chiesa del tempo, e vescovo di Mediolanum (oggi Milano) dal 374 d.C. alla morte.

Graziano (359–383 d.C.), succedette al padre Valentiniano I come Imperatore Romano in Occidente: devoto Cristiano e forse influenzato da Ambrogio, il celebre vescovo di Milano, fece rimuovere l’Altare della Vittoria dall’aula del Senato di Roma nel 382 d.C., nonostante le proteste dei senatori pagani. L’anno successivo fu ucciso in una congiura - tuttavia, malgrado gli sforzi successivi di Simmaco (che ebbe un lungo dibattito epistolare con lo stesso Ambrogio), l’Altare non fu ricollocato in Senato.

¹⁰ In effetti, nonostante il favore mostrato da Costantino verso i Cristiani, inizialmente le autorità romane non fermarono gli altri culti, che continuarono a coesistere con la Chiesa.

¹¹ Sol Invictus (Sole Mai Sconfitto), divinità solare divenuta assai amata a Roma dal regno dell’Imperatore Aureliano (r. 270–275 d.C.), il quale gli dedicò un tempio il 25 dicembre 274 d.C.; dapprima popolare fra i soldati, venne poi celebrato in tutte le classi sociali, e il suo culto rimase in auge almeno fino al regno di Costantino I.

¹² Già nel II secolo d.C., il filosofo pagano Celso tentò una vera e propria opera di debunking del Cristianesimo, riportando fra le altre cose una teoria apparentemente in voga fra gli Ebrei del tempo, in base alla quale Gesù sarebbe stato il frutto della violenza (o della seduzione) commessa su una giovane donna ebrea da un legionario di nome Pantera (nome effettivamente riportato da una lapide funeraria risalente al I secolo rinvenuta in Germania): purtroppo la sua opera, La Vera Dottrina, andò perduta, e i suoi contenuti ci sono solo in parte noti attraverso lo scritto Contra Celsum del teologo Origene, che però la compose a metà del III secolo.

¹³ Il nostro 25 dicembre.

¹⁴ Già il Cronografo del 354, una sorta di calendario pubblico per l’anno 354 d.C., riporta sia la Festa del Sol Invictus sia la Natività di Gesù a Betlemme sotto la data del 25 dicembre - anche se in altre parti dell’Impero Romano entrambe le ricorrenze venivano celebrate in altri giorni dell’anno.

¹⁵ Il culto misterico di Mitra, divinità di origine persiana, fu assai popolare fra i soldati e non solo (rivaleggiando, secondo molti storici, con le prime chiese cristiane) e influenzò probabilmente il culto del Sol Invictus, anche se il livello di integrazione fra le due credenze resta assai dibattuto fra gli studiosi.

¹⁶ Clientes, ovvero persone di ceto inferiore legate da una relazione di semi-dipendenza economica e semi-soggezione a famiglie di rango elevato.


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