Maturità o stanchezza?


Almeno a parole, la nostra società sembra apprezzare molto la maturità: ma forse in realtà ciò che promuove è ben altro


Un tuffo nel passato

Mi è sempre piaciuto scrivere: all'inizio imbrattavo fogli in Microsoft Word, poi ho iniziato a commentare su siti e blog vari, poi ho cominciato a postare direttamente i miei pensieri su piattaforme di blogging e sui social media.

Inutile dire che dopo tutti questi anni mi ritrovo su PC e chiavette un bell'archivio di idee mai realizzate, appunti, post, guest post, racconti da pubblicare, racconti per concorsi letterari e tanto altro - qualcosa sicuramente rivedrà la luce anche su questo blog, e anche presto.

Riguardando il tutto, i confronti con oggi sono inevitabili: certi temi e modi di esprimermi sono rimasti li stessi, altri li ho trovati e fatti miei, altri ancora li ho lasciati andare...

...ma il cambiamento più grande non è nello stile.

        

Sono maturato?

Nel rileggere certi miei scritti di anche solo quattro-cinque anni fa, avverto una forza, un ottimismo e una buona volontà che ora come ora non mi appartengono.

A quel tempo, ancora sotto i trenta e con qualche ambizione, avevo cercato di adottare il tono ottimista e quasi autoimprenditoriale che vedevo andare per la maggiore tra le persone che avevano più successo sulle piattaforme che frequentavo e su cui mi sarebbe piaciuto farmi sentire; anche gettarmi nella mischia dei commenti sui social per difendere le mie posizioni non era un problema e sentivo che questa energia mi avrebbe aperto, in un modo o nell'altro, nuovi scenari e opportunità di ogni tipo, anche lavorativo, perché no?

Poi ovvio, non avevo difficoltà a criticare gli estremi dell'atteggiamento "se lo vuoi puoi" che incontravo in Rete, né mi spaventava mostrarmi di tanto in tanto scettico, o scoraggiato; ma in generale ero più impetuoso.

Adesso?

Be', le cose le prendo con più filosofia, certe aspettative le lascio nel cassetto e ad altre non penso nemmeno più.

Sono più posato, insomma... magari maturato con gli anni, direbbe qualcuno.

Eppure io ho i miei dubbi, secondo me c'è sotto altro.

      

Stanchezza, o la maturità di mezza tacca

Sapete qual è il problema?

Dopo anni di sforzi, di attenzione, di conversazioni con persone a volte difficili da trattare... e con risultati modesti, cominci a sentirti stanco.

Sì, stanco.

Se si mette nel mix il fatto che il Mondo sta correndo a velocità sempre più folle e che tutto sembra incerto, inizi a chiederti se ne valga ancora la pena.

Vale ancora la pena di mantenere la semifacciata intraprendente e ottimista?

Vale la pena di dialogare con emeriti stronzi, invece di, che ne so, bloccarli sui social e basta?

No, a un certo punto devi tirare una riga e cercare di limitare le perdite, di dare la priorità a persone e attività di cui davvero hai bisogno e che davvero ti fanno stare bene - e magari il tempo che resta lo dedichi a progetti che senti realmente tuoi (come questo blog per me).

Quando l'essenziale bene o male ce l'hai, il resto è soggetto ad un'analisi costi-benefici.

Ma questa secondo me non è maturità, è stanchezza: perché se il mio atteggiamento passato avesse pagato, sarei ancora lì a sprizzare energia da tutti i pori, questo è sicuro.

E lo stesso vale per chissà quante altre situazioni, per chissà quante altre persone, che magari si sentono chiamare "mature" (anche da sé stesse) quando invece si sono solo stufate.

In tanti casi è una cosa tutto sommato innocua o a volte anche buona, perché a furia sbattere di continuo la testa contro un muro si finisce al massimo in ospedale; ma in altre circostanze diventa pericoloso: accettare persone moleste nella tua vita, non alzare la voce, non criticare, rinunciare ai tuoi diritti... con la magra consolazione di sentirsi lodare come la persona più ragionevole, più "matura" appunto.

Troppo stanchi per uscire dal seminato, è questa la "maturità" di sottomarca che la società ci propone?    

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