Internet e relazioni: siamo diventati troppo "pigri" per i rapporti offline?


Amicizie e amori virtuali hanno innegabili vantaggi, soprattutto in questi tempi caotici e stressanti


Internet e relazioni: un rapporto consolidato

Una delle geremiadi più diffuse tra i cultori dei bei tempi andati è che oggi, sui mezzi pubblici come nelle sale d'aspetto, in spiaggia come piazza, tutti stiano ormai quasi sempre attaccati ai propri telefoni.

Ed è vero: l'avvento dei social network e la diffusione degli smartphone ci hanno regalato un modo pratico ed efficace di passare il tempo, in completa autonomia, il tutto senza dover nemmeno riconoscere l'esistenza di qualcuno a mezzo metro di distanza da noi.

"Ormai nessuno si parla più di persona"... lamentano gli irriducibili alla vecchia maniera.


Internet e relazioni: una (spiacevole?) verità

Sulle cause di questa digitalizzazione delle relazioni interpersonali si è scritto e parlato molto: c'è la rapidità di accesso ovunque, c'è il bacino di utenti quasi illimitato, c'è la possibilità di restare nell'anomimato e di reinventarsi tacendo verità e reinterpretando dettagli... e poi forse c'è una certa qual pigrizia.

Proprio così, pigrizia.

Poco tempo o voglia di interagire? Il tempo di un logout ed è fatta.

Rapporto troppo coinvolgente per i nostri gusti? Tagliare la corda è semplicissimo.

Divergenza di opinioni? Possiamo scegliere tra un attacco verbale senza conseguenze e un blocco immediato, nessuna spiegazione richiesta.

Facciamo o diciamo una scemenza e ora il nostro gruppo di "amici" virtuali ci snobba? Cancellare il nostro profilo e ritornare sotto mentite spoglie dopo qualche settimana è un gioco da ragazzi.

Rapporti umani usa-e-getta, a seconda del bisogno.


Internet e relazioni: un'altra (spiacevole?) realtà

E se la cosa vi sembra triste... sono spiacente di informarvi che la situazione non è probabilmente destinata a cambiare; e perché dovrebbe, d'altronde?

In famiglia e sul lavoro bene o male siamo costretti a far buon viso a cattivo gioco: i parenti non ce li possiamo scegliere mai, i datori di lavoro e i colleghi di rado; i loro bisogni vanno ascoltati, le loro manie assecondate, le loro opinioni tollerate, pena la strada o la galera.

E anche nelle relazioni sentimentali, fare spazio all'altro richiede tempo, pazienza, compromessi, capacità di ammettere errori e mancanze, volontà di mettersi in discussione...

Ma in Rete? 

Ci si butta senza troppo impegno, e se le cose vanno male, si passa a un altro profilo. 

Questo sia in amore, sia nelle amicizie: che senso avrebbe stare a sopportare l'arroganza di Chicca_95, il sessismo sarcastico di L@tinL0ver_88 o il razzismo conclamato di LVI_75?

Ma anche in casi meno estremi, perché dovremmo sobbarcarci la fatica di considerare un punto di vista diverso, magari dopo una lunga giornata di lavoro?

Dopotutto è Facebook, mica l'ora di Filosofia

Come si blocca il cafone, si silenzia il "pedante", e la vita è già meno pesante.

E sì, ce lo dicono e ridicono che il confirmation bias è una gran brutta cosa, un'attrattiva importante (benché forse non la principale) delle teorie del complotto e delle fake news, ma a chi importa?

Avere a che fare con la gente è stressante, e di stress ce n'è già abbastanza in giro...

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