L'ultima frontiera dell'intrattenimento

Su uno sfondo nero, foto a mezzo busto di un giovane uomo in maglietta azzurra che con aria attonita prende del popcorn da un sacchetto a strisce bianche e rosse

Tecnologia e impotenza trasformano le crisi in intrattenimento e noi in spettatori


Sembra tutto un film

Durante i primi giorni dell'emergenza Covid, un commento molto comune in Rete era "sembra tutto come nei film", con tanto di dibattiti online su quale pellicola raccontasse lo scenario più simile a quello che ci stava per segregare in casa.

A febbraio 2022, con l'attacco russo all'Ucraina, milioni di utenti si sono invece trasformati in gamers ossessionati da puntini sulle mappe e da equipaggiamenti via via più sofisticati.

Il 7 ottobre 2023, con il blitz di Hamas in Israele e soprattutto con il raid al rave party, a molti è sembrato forse di assistere a una di quelle cupe storie young adult dove giovani poco più che adolescenti devono salvarsi la pelle; mentre il successivo massacro tuttora in corso a Gaza tra bombardamenti israeliani e un isolamento pressoché totale ha trasformato milioni di palestinesi negli involontari partecipanti a un macrabro reality show, al gemello malvagio del Grande Fratello.

Complici la rapidità e pervasività della Rete, le realtà della guerra e dei disastri sono diventate veri e propri programmi di intrattenimento, alla cui crescente popolarità tutti giocoforza sembriamo contribuire...

...ma perché?


Un meccanismo di autodifesa?

Come siamo passati dall'essere testimoni atterriti o indignati a spettatori orribilmente appassionati?

Forse è una forma di autodifesa, un modo per la nostra mente sempre sotto assedio per "addomesticare" le notizie che ci spaventano, riducendo la nostra esposizione a un rito abituale e pertanto rassicurante, proprio come seguire la nuova puntata di una serie che ci interessa.

In questa nuova modalità, fatta anche di meme e umorismo nero, così come di fandom, previsioni sui prossimi "episodi" e scontri via social, è possibile riacquisire l'impressione di un controllo che in realtà non possediamo.

In pratica, nella nostra condizione di impotenza consapevole la fruizione mediatica delle crisi è una valvola di sfogo perversa ma forse necessaria.


Le prossime comparse potremmo essere noi

Per quanto la reinterpretazione delle catastrofi in chiave narrativa possa essere dettata da umanissima fragilità, non possono esserne taciuti i due principali aspetti problematici.

Il primo è la de-umanizzazione delle vittime, ridotte a personaggi (spesso semplici comparse) di vicende che non sono semplici "trame" concepite da autori televisivi, bensì realtà concrete che mettono in pericolo milioni di innocenti per volontà o noncuranza di attori ben precisi.

Il secondo, legato al primo, è il consolidarsi dell'apatia: se le persone diventano personaggi e i fatti semplici episodi, il senso di solidarietà rischia di indebolirsi, così come quello di urgenza o di indignazione.

Se proviamo per un attimo a metterci nei panni delle tante, troppe vittime o dei loro cari è chiaro che teorie sul "finale" e lotte tra fandom sono le ultime cose di cui avremmo bisogno.

In questi tempi di crisi, nessuno sa dove sarà "ambientata" la prossima "stagione" della crisi globale: siamo sicuri di essere completamente al sicuro?

E soprattutto, siami sicuri di voler vivere in un Mondo dove è possibile morire in diretta, mentre qualcuno finisce i popcorn?

La vita non è un film.

Commenti

  1. È la realizzazione della profezia di Andy Wahrol, non credi?
    Ti abbraccio.

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    1. Hai ragione Francesca, e forse nemmeno lui avrebbe potuto prevedere una deriva così macabra.
      A presto, e buona serata.

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  2. Molto interessante questo post hai trattato un tema di vitale importanza oggi come oggi; essere presenti a sé stessi cosa che mi sembra alquanto rara e difficile da fare.

    O almeno, per quanto mi riguarda, io ci riesco ma concordo su tutto e anch'io ho pensato a Andy Warhol.
    Un salutone e buon fine settimana

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    1. Sembriamo destinati solo a guardare, potendo intervenire molto poco.
      Grazie per la visita, buon fine settimana!

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  3. Riflessioni inevitabili che penso sia difficile ormai scacciare come inopportune. Si rischia ormai l'apatia, hai ragione. Non so se temere più un brusco risveglio o la condizione di ebete spettatore.

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    1. Già, quale delle due è la peggiore?
      Grazie per la visita, Giacinta, e buona serata

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