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Contro la perfidia pedagogica

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Quando la vita è già dura, perché aggiungerci il carico da undici? Se il tempo manca, gli archivi vengono in aiuto (con qualche ritocco): buona lettura L'idea per questo ennesimo piccolo excursus nel mondo dei giovani mi arriva da uno status postato su LinkedIn. Una mia conoscente, in procinto di seguire dei corsi presso una prestigiosa (e costosa!) Università privata, voleva condividere con noi il suo sdegno per lo scarso rispetto mostrato dagli organizzatori dei seminari - con tre righe secche, è stato informata di non poter procedere alla registrazione perché la quota massima di partecipanti era già stata raggiunta. Così, senza nemmeno un "ci scusiamo per l'inconveniente"... e dire che sul sito la notizia non era riportata: si è trattata di una vera doccia fredda! Giustamente - almeno secondo me - diverse persone hanno criticato il comportamento dell'Ateneo... incluso un altro contatto, che tuttavia se n'è uscito con una frase a dir poco infelice: "Ass

#ClimateChange2028?

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Il leader che ci rimetterà in riga (in un modo o nell'altro) Le elezioni USA 2024 sono andate come sono andate, e sulle ragioni del prossimo ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca si stanno ancora spendendo fiumi di analisi, così come sulle probabili ripercussioni sulla società americana, sull'economia globale e sui grandi conflitti in corso, Palestina e Ucraina in testa. Comunque vadano le cose, è mia opinione che il vero top player nei destini del Mondo sarà il cambiamento climatico - il convitato di pietra, l'elefante nella stanza che Trump e la sua squadra sembrano intenzionati a lasciare al suo posto (a meno che il solito Elon Musk , colonna portante del nuovo ordine, o qualche altra capoccia in campo hi-tech lì o altrove non riesca a tirar fuori qualcosa dal cilindro, in fretta). Se da un lato le immagini ancora recenti degli uragani Helene e Milton , e della catastrofe di Valencia lasciano atterriti studiosi e attivisti a dir poco impensieriti dall'approcc

Avviso ai naviganti (e delle scuse)

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Ricevute le risposte che attendevo (dopo essere finalmente riuscito a ritrovare la mia domanda), nell'ottica della massima trasparenza possibile vi comunico quanto segue. Per alcuni giorni, dalla fine di settembre a inizio ottobre 2024, a causa di un qui pro quo dovuto all'uso di un VPN, Google ha localizzato il mio account come basato negli USA. Risolta la questione alla massima velocità consentitami fra un impegno e l'altro (incluso un primo momento in cui avevo pensato di aver rimediato, sbagliandomi), a mente un po' più fredda ho poi voluto chiedere numi alla comunità di Big G circa le conseguenze per i lettori del blog e i loro dati. La risposta è  qui , in inglese. Riassumendo in italiano, il breve intermezzo non ha determinato problemi rilevanti circa la privacy, considerando la relativa brevità del periodo interessato, la natura non sensibile dei dati (nessuno purtroppo mi ha mai lasciato il PIN del suo bancomat nei commenti...), e, aggiungo io, le tutele comu

Notizie (non) virali

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Oggi i virus (non) fanno notizia Si è diffusa un paio di giorni fa la  notizia del primo ricovero in Italia dovuto al ceppo di influenza "australiana". Conosciamo località, età e condizioni del paziente, il tutto correlato dal commento dell'ormai irrinunciabile esperto, il questo caso il professor Bassetti. Ora, nessuna obiezione a fare informazione seria e a fare attenzione, soprattutto a tutela dei nostri concittadini più a rischio, ma la cosa mi dà da pensare. Un primo ricovero tale da far notizia, menzionato da più testate? Si faceva anche "prima"? Ricordare l'era pre-Covid ormai non è semplice , ma i motori di ricerca mi vengono in aiuto: così, su due piedi, di notizie analoghe in età pre-pandemica non ne vedo. C'è il famigerato "paziente zero" del febbraio 2020. Ci sono i primi casi italiani di "suina" nel 2009. Ma del Primo Ricovero ™  delle stagioni influenzali precedenti non c'è traccia, almeno non tra i fatti di risonan

7 cose che fanno molta più paura di Halloween

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Ormai è difficile spaventarsi con spettri e racconti dell'orrore... Arrivati ormai in pieno autunno, eccoci di nuovo nel periodo di Halloween, la festa straniera (ma non troppo) dedicata al mistero con un pizzico di terrore. Sulla futilità o addirittura diabolicità di questo Carnevale in salsa horror lascio mettere becco agli altri: da parte mia, non ho mai trovato nulla di male in una notte dedicata a ciò che i nostri sensi e i nostri computer non riescono a cogliere, a quel po' di irrazionale con cui bene o male in certi momenti della vita ci ritroviamo a fare i conti... ...tuttavia, devo ammettere che in questi ultimi anni è diventato più difficile pensare molto all'inspiegabile, a ciò che potrebbe trovarsi dall'altra parte, quando già da questo lato dell'esistente abbiamo così tanti grattacapi. A dirla tutta, ci sono parecchie cose che provocano molti più brividi dei trapassati in vena di rimpatriate: La guerra, soprattutto in questa sua nuova modalità così dist

Tre parole che non si possono più sentire sugli annunci di lavoro

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Non me ne vogliano i recruiter, ma... In questi giorni, in parte per ragioni che di sicuro ricorderete , ho deciso di dedicare un po' più di tempo alla ricerca di nuove opportunità professionali. Una scelta forse un po' impopolare  di questi tempi, ne convengo; ma all'occorrenza l'Apocalisse incombente può trasformarsi nello sprone che non ti aspetti . A ogni modo, la trafila la conosciamo un più o meno tutti: un bel respiro, una lucidata al cv, e via con gli annunci. Già, gli annunci: proprio su questi ultimi vorrei spendere qualche parola - qualche parola sulle parole, per essere precisi. Ora, forse me ne sono accorto solo adesso, ma... ...le avete notate? Quelle tre paroline che, insieme o in solitaria, nella descrizione a regola d'arte del potenziale luogo di lavoro sembrano non mancare quasi mai - e che, a dirla tutta, iniziano a pesarmi un po': vediamole insieme. Cominciamo con collaborativo : con il dovuto rispetto, vorrei ben sperare che lo sia! Le ipote

Occhio alla testa: ai confini della privacy

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Le leggi sulla privacy mettono paletti alla tecnologia, ma... Un paragone arcinoto: il cervello è un computer. Una preoccupazione crescente: come un computer, il cervello può essere violato e hackerato , magari approfittando tante nuove scoperte e tecnologie emergenti che promettono miracoli attraverso la nostra materia grigia. Dall'altra parte del Mondo, qualcuno sta cercando di rimediare: è di questi giorni la notizia di un emendamento che lo Stato della California ha apportato al suo Consumer Privacy Act, mediante il quale i politici di Sacramento intendono difendere la privacy ai tempi della nuova rivoluzione tecnica, seguendo gli esempi del non lontano Colorado e ancor prima del Cile in questo territorio ancora in larga parte inesplorato. In base alle nuove regole californiane, i dati cerebrali dei consumatori sono ora equiparati agli altri "dati sensibili", impegnando quindi enti e aziende a trattarli con gli stessi standard previsti dalle normative vigenti. Un p