Le ideologie del crepuscolo: antinatalismo

Immagine in bianco e nero di una panchina vuota e solitaria sotto i rami spogli di un albero altrettanto solitario

Salvare l'Umanità e il Mondo, una culla vuota alla volta


Quella scomoda domanda

Magari ce lo siamo chiesti davanti a una seria difficoltà incontrata nella vita, in un momento di grave sconforto; oppure più banalmente durante i tanti momenti di noia o di fatica che costellano le giornate di tutti noi, dalle mezz'ore passate imbottigliati nel traffico al tempo che siamo costretti a trascorrere davanti a una scrivania per guadagnarci da vivere (o almeno provarci).

Era proprio necessario che venissimo al Mondo?

Se è successo anche a voi, siete in ottima compagnia; e nel corso di tutta la Storia, nonostante il fragore di quanti hanno addotto ragioni religiose, filosofiche o patriottiche, c'è sempre stato chi, non di rado in solitudine, ha avuto ben chiara la risposta al grande quesito: un secco "no".

Ecco com'è nata, chissà quando, la filosofia che oggi diversi accademici e decine di migliaia utenti di Internet rivendicano con orgoglio: l'antinatalismo.


Antinatalismo, un'idea antica

Sebbene il termine "antinatalismo" sia un'invenzione relativamente recente, l'idea che la procreazione sia un atto immorale è tutt'altro che nuova.

Nella tragedia Edipo a Colono, rappresentata postumamente ad Atene nel 401 a.C., Sofocle scrive che il miglior destino possibile è non venire alla luce, o almeno, una volta già arrivati qui, andarsene il prima possibile; e persino in alcuni passi della Bibbia, nonostante il noto ammonimento divino "andate e moltiplicatevi" è evidente come mettere al Mondo dei figli non sia necessariamente cosa buona - il parto è la maledizione di Eva dopo la cacciata dall'Eden, mentre nei Vangeli Gesù Cristo avverte che giungerà un tempo in cui, contrariamente alla visione comune, saranno le donne senza figli a essere considerate beate; e questo senza contare l'esaltazione che Paolo fa della castità nelle sue Lettere.

In Persia, i Manichei rigettano almeno in teoria la riproduzione come strumento della continua prigionia delle anime nella sfera inferiore della materia (un'idea ripresa nel corso del Medioevo da gruppi di simile orientamento, in particolare dai Catari), mentre nella Siria dell'XI secolo, in piena età d'oro dell'Islam, il letterato al-Ma'arri (973-1057) rivendica il suo essere ateo, vegano e antinatalista.

Ancora nell'Ottocento e nel Novecento, anche sulla scia della (ri)scoperta delle tradizioni Induista e Buddhista, diversi filosofi e autori quali Arthur Schopenhauer (1788-1860), Giacomo Leopardi (1798-1837), Italo Svevo (1861-1928), Peter Wessel Zapffe (1899-1990), Emil Cioran (1911-1995), Ursula K. Le Guin (1929-2018) e Thomas Ligotti fanno proprie o almeno esplorano delle posizioni vicine a quelle antinataliste.    


Il VHEMT, David Benatar, e la Rete: antinatalisti alla riscossa

Sul finire del Novecento, con nuovi strumenti ma anche nuovi problemi all'orizzonte, l'antinatalismo continua a trovare sostenitori animati da intenzioni in genere benevole: nel 1991, l'insegnante e ambientalista statunitense Les U. Knight dà vita al Movimento per l'Estinzione Umana Volontaria (Voluntary Human Extinction MovemenT), propugnante la deliberata, graduale e pacifica estinzione della nostra razza, il cui impatto sull'ambiente appare ormai sul punto di minacciare l'esistenza delle altre specie viventi, condannando le medesime (e in fondo anche le potenziali future generazioni umane) alla distruzione.

Com'è facile immaginare, complici anche i primi timidi passi di Internet, la reazione di molti è di puro sconcerto, se non di aperta ostilità; un sentimento destinato a rinnovarsi nel 2006, quando un filosofo sudafricano, David Benatar, dà alle stampe "Meglio non essere mai nati. Il dolore di venire al Mondo".

Tesi fondamentale dello studioso è la cosiddetta "asimmetria" fra nati e non nati: chi è generato incontrerà inevitabilmente una qualche forma di dispiacere e dovrà correre di necessità dei rischi, che saranno invece risparmiati ai non-esistenti, i quali al contrario non potranno soffrire pensando ai possibili piaceri che potrebbero perdersi non venendo alla luce.

Un ragionamento in fondo semplice, e almeno a prima vista logico.

Forse per la maggiore capacità di diffusione raggiunta dalla Rete, forse per il pessimismo da "fine della fine della Storia" post-11 settembre, forse per l'incombere della crisi climatica, l'opera di Benatar si rivela un'occasione fondamentale per la crescita delle emergenti comunità antinataliste, che non solo guadagnano un importante testo di riferimento, ma anche e soprattutto uno sviluppo e una visibilità mai avuti prima - su Reddit, epicentro di tanti fenomeni digitali, il forum r/antinatalism è attivo dal 2010, e a dicembre 2024 può contare quasi 230.000 iscritti.

Ha ragione Benatar?

Sulla scia anche di alcuni curiosi casi di cronaca, sul web molti utenti dissentono e guardano con stupore agli antinatalisti, ma il solo fatto che la questione venga posta è già il segno di nuovi tempi, con un maggiore interesse non solo popolare ma anche accademico per la controversa filosofia, che trova agganci anche tra gruppi vegani e antispecisti - l'antinatalismo applicato a tutte le creature senzienti, noto come efilismo, è altro importante tema di conversazione sui sempre più animati forum.


Alla prova della Rete (e dei critici): cosa NON è l'antinatalismo

Se da un lato la Rete e l'opera di David Benatar generano una crescente attenzione del pubblico per l'antinatalismo, dall'altro la maggiore esposizione mediatica si traduce inevitabilmente anche in incomprensioni e attacchi.

Dalle discussioni su Reddit ai paper dei ricercatori, da YouTube a TikTok una nuova generazione di studiosi e content creator deve darsi da fare per spiegare a critici benintenzionati e non i motivi della propria scelta e sfatare alcuni miti persistenti, se non pericolosi:

  • L'antinatalismo è (solo) essere childfree? No, chi è childfree sceglie di non avere figli per motivi personali, senza giudizi su chi prende un'altra strada, mentre gli antinatalisti assegnano un preciso valore etico alla propria decisione e mirano idealmente a vederla adottata da tutti.
  • L'antinatalismo è un'ideologia d'odio? No; sebbene alcuni antinatalisti possano essere mossi da misantropia (alla "meritiamo l'estizione!") e considerino con disprezzo chi ha figli, molti altri agiscono spinti dal desiderio di prevenire ulteriore e inutile sofferenza, non solo ai potenziali nuovi nati, ma anche a persone e animali che costoro potrebbero volontariamente o involontariamente; inoltre, riconoscono come la maggior parte delle persone con figli procrei spinta da ragioni biologiche e sociali complesse, sulle quali quasi nessuno ha molto controllo, pertanto puntano a una comunicazione empatica e non colpevolizzante
  • L'antinatalismo è un'ideologia omicida? No; proprio in virtù della loro missione contro la sofferenza, gli antinatalisti non desiderano eliminare chi già vive su questo Pianeta, ma solo evitare nuove nascite - sì al fine vita per chi ne sente la necessità, no al genocidio.
  • L'antinatalismo è sessuofobo? No, bastano consenso e precauzioni
  • L'antinatalismo è eugenetica? No; l'eugenetica è il tentativo, moralmente aberrante e scientificamente discutibile, di "migliorare la razza" favorendo la riproduzione degli individui ritenuti "idonei", impedendo al contempo quella dei soggetti reputati a vario titolo "indesiderabili" per etnia, condizioni di salute e status socio-economico; al contrario, gli antinatalisti propugnano l'astinenza dalla procreazione per tutti, senza distinzione alcuna, consci che chiunque sia in grado di subire e infliggere sofferenza, a prescindere dalle proprie circostanze.
  • L'antinatalismo è roba da ragazzini occidentali viziati? No, gli studiosi, attivisti e creatori di contenuti antinatalisti operano in ogni parte del globo, dagli Stati Uniti a Singapore, dal Nord Europa all'India.
  • L'antinatalismo è da perdenti? Non è detto; riconoscendo i mali, le fatiche e i potenziali pericoli dell'esistenza, molti antinatalisti non rifuggono dalla battaglia comune contro le ingiustizie e dalle sfide globali, come quella del cambiamento climatico; semplicemente, rifiutano di reclutarvi a forza i loro bimbi ancora non nati, preferendo lottare per e con coloro che già sono qui.

Nonostante la buona volontà, queste e altre incomprensioni restano dure a morire, facilitate dal comportamento non sempre impeccabile di singoli antinatalisti, la vicinanza a idee anti-procreazione dimostrata da membri di altri gruppi non esattamente popolari come i NEET per scelta (condannati al lavoro perché costretti alla vita) e gli incel (sedicenti vittime della sorte decisa per loro dai genitori e dai loro imprevedibili geni), e la presenza di frange estremiste e accelerazioniste.

In ogni caso, malgrado i problemi, il rapido intrecciarsi di crisi a livello planetario e la crescente sfiducia nella nostra capacità collettiva di farvi fronte spingono sempre più persone a domandarsi se in fondo Sofocle, Leopardi e Benatar non abbiano ragione.

Uno sviluppo interessante, ormai evidente anche ai personaggi più potenti.


Chi ha paura dell'antinatalismo?

Più l'antinatalismo guadagna spazio, più è destinato a essere oggetto di discussione anche al di fuori dei forum: ad esempio, qual è l'atteggiamento dei governi verso gli attivisti anti-procreazione?

Tradizionalmente, le autorità costituite tendono a favorire la crescita demografica o almeno il mantenimento della situazione corrente, ma almeno dall'antica Roma in avanti si è trattata la questione a suon di incentivi e/o sanzioni, senza troppo indagare sulle motivazioni dei singoli individui, al punto che fino a tempi recenti i due temi ricorrenti sono stati da un lato il crescente costo della vita, proibitivo per molti aspiranti genitori, e dall'altro quello dei giovani (e soprattutto delle giovani) senza figli "per egoismo", con politici, istituzioni religiose e parte della stampa non di rado in prima linea per esortare, ammonire, rimproverare i renitenti a questo particolare "servizio" alla società.

L'antinatalismo propriamente detto, al contrario, è rimasto a lungo ignorato, salvo l'occasionale attacco in un editoriale o su un blog: negli ultimi anni, tuttavia, la sua crescente popolarità gli ha guadagnato critici di rilievo, prima fra tutti il pluri-imprenditore e pluri-padre Elon Musk (sempre lui, sempre più ricco, sempre più influente), che da X-fu-Twitter ha più volte tuonato contro quello che ha definito virus mentale woke (ovvero ultraprogressista) ed "estinzionismo".

Più di recente, hanno suscitato un certo scalpore i provvedimenti suggeriti in Cina e in arrivo in Russia contro la diffusione di materiale childfree ma anche antinatalista - a ulteriore riprova della dimensione globale del fenomeno, tale da richiedere l'intervento delle due grandi potenze mondiali, ormai alle prese, come del resto molti rivali occidentali, con una situazione demografica incerta.

Sarà l'antinatalismo il prossimo nemico comune dei potenti della Terra?


La mia esperienza: perché sono un (cattivo) antinatalista

Ricordo ancora il mio primo incontro con l'antinatalismo.

Un giorno, durante una delle solite prediche da parte delle anziane di casa affinché noi figli ricordassimo sempre di essere riconoscenti ai nostri genitori "che facevano tanto per noi", mio fratello se ne uscì dicendo qualcosa del tipo: "Be', se non ci volevano potevano anche non averci", lasciando di stucco le nostre interlocutrici ("M-ma che discorsi sono?!").

Eravamo bambini, eppure già allora al contrario delle nonnine trovai che il suo ragionamento non faceva una piega!

Nel corso degli anni, fra il Mondo in crisi e varie vicende familiari, ho ripensato spesso a quell'episodio: era giusto generare una persona imponendole tutti gli oneri che l'esistenza comporta?

Non era ingiusto stigmatizzare chi ricorreva alla fecondazione in vitro (e più tardi all'utero in affitto) come "mercificatori", quando intorno a me tantissime coppie di genitori "regolari" usava da sempre i propri figli come status symbol, stampelle emotive, badanti, eccetera senza che nessuno dicesse niente?

Più tardi, nuove vicissitudini personali e mondiali, nonché le sempre più numerose menzioni in Rete mi hanno condotto ad alcune comunità antinataliste, in primis su Reddit; ed è lì che ho acquisito il linguaggio adatto e confermato ulteriormente molte delle mie convinzioni, nonostante i dubbi e il rumore che le voci più estreme tendono a produrre.

In questi anni ho capito che sì, sono un antinatalista: credo che se la vita è una lotta non abbiamo il diritto di coinvolgere altri, ma anche che la consapevolezza del nostro comune destino di anime arrivate quaggiù per volontà di altri dovrebbe renderci più comprensivi e solidali gli uni verso gli altri, anche con tanti genitori traditi dalla fallace promessa di un futuro migliore. 

Nato nel solco della non-violenza, l'antinatalismo mi ricorda anche che essere radicali non significa per forza sopraffazione: e sì, avrò ancora pazienza per spiegare che non sono un matto nazista che odia i genitori (suoi e altrui) e che vuole uccidere tutti in un'Apocalisse nucleare.

No, non sono un "buon" antinatalista - non seguo (ancora) una dieta vegana, il mio antispecismo è un po' traballante e forse credo troppo nel libero arbitrio...

...eppure poche filosofie mi hanno mai colpito così tanto, e dato l'impressione di avere davvero una risposta, seppure utopica (non più di altre), alla sofferenza nel Mondo.

Di fronte ai tanti mali che vedo ogni giorno, è questo il mio piccolo grande no, il primo passo di resistenza; e so di non essere da solo.


Fonti:

  • Edipo a Colono, traduzione in italiano della tragedia di Sofocle a cura di Ettore Romagnoli attraverso il sito filosofico.net
  • La Bibbia online, edizione CEI: versetti rilevanti Gn 3,16; Mt 26,24Lc 23,27-291Cor 7,7-8
  • Il manicheismo: un'antica filosofia persiana tra sensibilità animista e rifiuto del mondo, articolo di Giulia Bertotto per Gazzetta Filosofica (2020)
  • Al-Ma'arri: visionary free thinker, articolo di Tom Shakespeare (in inglese)
  • IL DON GIOVANNI MISOGINO: SCHOPENHAUER E IL GENTIL SESSO, articolo di Simone Brocardo per il sito web Arena Philosophika
  • Canto notturno di un pastore errante dell'Asia (1831), la celebre poesia di Giacomo Leopardi
  • La malattia come condizione antropologica dell'esistenza nello spazio letterario de "La coscienza di Zeno", articolo di Stefania Marengo per il sito web delle Biblioteche Civiche Torinesi
  • The Trouble with Being Born: Cioran on Death, Consciousness, and Antinatalism, articolo di James Bergman su Medium (2023, in inglese)
  • The Ones Who Walk Away From Omelas by Ursula K. Le Guin: An Analogy for Antinatalism, articolo dal blog dello scrittore Sam Woolfe (2020, in inglese)
  • Thomas Ligotti, scrittore nell'orrore, articolo di Giuseppe Putignano per Altri Animali - Scenari Culturali (2019)
  • Il movimento che vuole eliminare (pacificamente) l'umanità, post di Andrea Torti per Inchiostro Virtuale (2023)
  • Il sito web del VHEMT, in inglese e in italiano
  • La pagina di rassegna stampa del VHEMT con incluse le reazioni di Elon Musk (in inglese)
  • Meglio non essere nati? Intervista al filosofo David Benatar, di Vincenzo Fiore per The Post Internazionale (2019)
  • Il forum r/antinatalism su Reddit
  • Vuole denunciare i genitori per averlo fatto nascere senza il suo permesso: il trolling a fin di bene di Raphael, articolo di David Puente per Open (2019)
  • L'imperatore contro il calo delle nascite, post dal blog Storie di Storia su Medium (2023)
  • China population: reward grandparents, ban antinatalist content to boost tumbling births, demographers say, articolo di Luna Sun per il South China Morning Post (2023, in inglese) 
  • Russian lawmakers endorse bill banning ‘child-free propaganda’, articolo da al-Jazeera (2024, in inglese)

Commenti

  1. La prima donna non è stata Eva, ma ben si ......Lilith, la prima donna, Fonte: https://www.treccani.it/magazine/chiasmo/storia_e_filosofia/Liberta/SSSGL_Lilith.html
    In questo momento la tua domanda legittima, solo che cozza con una società che anti qualcosa o qualcuno.
    Più strada percorriamo più cose non esistono più, ed in risposta alla tua domanda tra qualche anno, il Natale resterà forse nelle storia dei saggio ove resitono.
    Già da tempo la strada scelta è questa , non ci saranno più valori ad opprime e regolamentare la vita di un essere umano che si crede libero.
    Sarà l'uomo stesso ad imporsi altre regole che dovrà rispettare ............tutto questo sara un ANTI per tutto
    Per intanto ti auguro un buon Natale e relative feste estesi anche a chi ami.

    RispondiElimina

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