Le ideologie del crepuscolo: NEET (per scelta)
Incrociare le braccia contro un mercato iniquo e un futuro incerto
C'erano una volta i NEET
Nel 1999, il report Bridging the Gap (grossomodo, "colmare il divario") della Social Exclusion Unit del governo britannico dà veste ufficiale all'espressione "not in education, employment and training", ovvero "non (coinvolti) né nel sistema d'istruzione, né in un impiego, né in un percorso di formazione", usata per descrivere la situazione di marginalità e disagio socio-economico di tanti giovani svantaggiati.
Da allora la locuzione, compattata nel più agevole acronimo NEET e trasformatasi in sostantivo, si è diffusa un po' in tutto il Mondo, incapsulando in modo assai efficace la condizione di "immobilità" di milioni di ragazzi dovuta a un mercato del lavoro sempre più automatizzato, globalizzato ed esigente, dove il sogno di un rapido approdo al posto fisso conseguito senza troppi drammi da genitori e nonni è sempre più lontano e persino un impiego precario e mal pagato pare una fortunata evenienza.
Ricordati in tono più o meno allarmistico a seconda dei sempre aleatori dati sulla disoccupazione giovanile, compatiti, spronati, svergognati a seconda dei governi di turno, i NEET sono quindi ormai da un quarto di secolo una componente riconosciuta nel dibattito politico.
Una componente, tuttavia, che ora sembra in procinto di trasformare radicalmente tanto il proprio ruolo sociale quanto la percezione dell'opinione pubblica nei suoi confronti, con risultati ancora imprevedibili.
NEET per autodifesa: il fenomeno hikikomori
Nel corso di un dibattito ormai quasi trentennale, l'esistenza dei NEET è stata variamente spiegata come effetto di un mercato del lavoro in trasformazione, oppure come semplice mancanza di iniziativa dei giovani interessati.
Tuttavia, ampliando lo sguardo, si possono ipotizzare ragioni ben più profonde e complesse.
Nel 1998, un anno prima che si accendessero le prime luci sul disagio dei giovani britannici, lo psichiatra giapponese Saitō Tamaki definisce con il termine hikikomori una categoria di pazienti caratterizzata da un progressivo ritiro sociale, partendo dal rifiuto di recarsi a scuola fino all'autoreclusione tra le mura di casa, rinunciando all'interazione sociale così come a percorsi formativi e lavorativi.
Nel corso degli anni, si è indagato a lungo sulle origini del fenomeno hikikomori, da disturbi di tipo psicologico al bullismo.
Un ruolo di rilievo è stato attribuito inoltre da più parti al clima iper-competitivo della società nipponica, dove è ben documentata la pressione esercitata da famiglie e insegnanti su studenti anche giovanissimi perché conseguano i massimi risultati; una tendenza, questa, comune a molti Paesi dell'Estremo Oriente, i quali infatti si sono ritrovati ben presto alle prese con lo stesso problema.
Secondo un'interpretazione forse incompleta ma non priva di fondamento, quindi, l'isolamento scelto dai giovani giapponesi, coreani, eccetera non sarebbe altro che la naturale reazione a un contesto sociale ormai intollerabile, una forma di autodifesa nei confronti di un sistema esigente e spietato.
Nonostante i diversi interventi messi in campo e qualche timido successo, la situazione dei giovani hikikomori resta un tema di grande attualità e una fonte di preoccupazione, in Asia e non solo.
Con la globalizzazione e il crescente impegno richiesto (almeno in teoria) anche da sistemi scolastici e lavorativi meno rigidi di quelli asiatici, il fenomeno hikikomori ha infatti raggiunto anche l'Occidente, dando forse ai NEET già in difficoltà una nuova prospettiva sulla propria condizione, che complice la Rete ormai in pieno sviluppo ha trovato nuovo spazio e milioni di occhi attenti.
NEET per scelta: la Rete capisce
Nessun luogo sa attrarre e riunire anime perse come la Rete; e pochi siti web sono in grado di offrire comunità attive come Reddit, l'autoproclamata "prima pagina di Internet" fondata nel 2005.
Tra le migliaia di subreddit (forum) presenti sulla piattaforma, ecco spuntare dopo qualche anno anche r/NEET, che raccoglie le testimonianze e gli sfoghi di chi si ritrova tagliato fuori dai consueti percorsi di formazione e lavoro.
Decine di migliaia di iscritti anglofoni hanno così la possibilità di confrontarsi sul dilemma comune, darsi sostegno, scambiarsi idee, in un ambiente digitale forse meno giudicante di quello che trovano in famiglia o sui media tradizionali.
Cosa si dicono, come vedono l'essere NEET?
Le opinioni sono diverse.
Da un lato c'è chi anela a una "normalità" simile a quella di tanti coetanei, che includa quindi anche una carriera, un sentimento fondato in parte su un senso di colpa nei confronti di sé stessi e delle proprie famiglie, per le quali non di rado si sentono un peso.
Dall'altro, complici non di rado dei tentativi falliti di "riabilitazione", c'è però anche chi non desidera ciò che ai propri occhi sembra una resa alle aspettative sociali; qualcuno cerca di negoziare un futuro in cui il lavoro, seppur necessario, sia mantenuto il più possibile ai margini, mentre altri esprimono senza mezzi termini l'intenzione di mantenere la propria esistenza "improduttiva" il più a lungo possibile, anche per sempre se le circostanze dovessero consentirlo.
Ecco allora che a fianco dei NEET generati dal mercato e a quelli esauriti da un mercato del lavoro spesso esperito come iniquo si affiancano anche coloro che sembrano rivendicare l'essere "fermi" come una dichiarazione di libertà individuale.
Un'eresia, un'offesa vera e propria alle convenzioni e al dogma del lavoro come pilastro dell'esistenza.
Una posizione ancora decisamente di nicchia, che si sarebbe tentati di ignorare come "capriccio" di qualche ragazzaccio privilegiato; e che tuttavia una serie di eventi tanto inattesi quanto epocali sta per portare all'attenzione del Mondo intero.
La Great Resignation, stesi a terra
Nel frattempo, nel 2020, irrompe l'impensabile: un virus minuscolo ferma il Pianeta, costringendoci all'isolamento domestico e interrompendo almeno per un po' buona parte delle attività produttive.
Riemergiamo dall'incubo increduli e parecchio scossi, ma anche con nuove consapevolezze.
A rendersene conto per primi sono gli statunitensi: complici probabilmente il modesto sostegno economico ricevuto dal governo e qualche risparmio dovuto all'interdizione forzata da cinema, locali e centri commerciali, milioni di americani di ogni età lasciano il proprio posto di lavoro, in qualche caso per cercarne uno meno stressante (magari da remoto) o inseguire un sogno imprenditoriale, in altri per dire addio del tutto alla vita in fabbrica o dietro a una scrivania - un trend a onor del vero già in corso da qualche anno, ma ora innegabile e inarrestabile.
I media a stelle e strisce restano costernati, snocciolano dati invero non sempre concordi, parlano di Great Resignation (grandi dimissioni) in corso, e presto il fenomeno è rilevato anche altrove: in Cina, ad esempio, milioni di giovani si incoraggiano a vicenda a "stendersi per terra" (tangping), ormai disillusi da un mercato del lavoro massacrante e da un'economia forse non più così promettente come in passato.
Nel biennio 2021-2022, sembra che un numero sempre maggiore di persone in tutto il Pianeta stia seriamente rivedendo le proprie priorità e ripensando al valore del lavoro nella propria vita.
E ancora una volta la Rete sembra offrire uno spazio a voci diventate più radicali; uno spazio che qualcuno cercherà ben presto di distruggere...
NEET per protesta: ascesa e caduta di r/antiwork
La Great Resignation e la discussione generale sul nostro rapporto con il lavoro danno nuova linfa a uno spazio digitale rimasto a lungo pressoché nell'ombra.
Sempre su Reddit, accanto a r/NEET, è infatti attivo da anni anche il forum r/antiwork, letteralmente "anti-lavoro": un punto di incontro per tutti coloro che nel lavoro comunemente inteso vedono soltanto un'ingiusta schiavitù impostaci con la nascita, e dalla quale l'Umanità dovrebbe potersi affrancare.
Nella nuova temperie culturale, la pagina un tempo ignota guadagna migliaia di nuovi iscritti, disillusi da un sistema inadeguato e dal sogno di una vita migliore, che possa dirsi davvero libera.
Tra la citazione di un filosofo e il racconto di un'orrenda esperienza in ufficio, fra piccole forme di attivismo e boicottaggi contro il consumismo imperante, r/antiwork guadagna centinaia di migliaia di nuovi iscritti e inizia a far parlare di sé anche al di fuori di Internet, attirando sempre più attenzioni; comprese quelle di coloro che la vedono forse come il simbolo di una pessima tendenza da smascherare davanti a milioni di cittadini americani.
Fox News, la nota emittente conservatrice statunitense, decide nel gennaio 2022 di contattare per un'intervista un membro del team di moderazione del subreddit, una tale Doreen Ford...
...che sventuratamente risponde.
Come descrivere il risultato, se non come un disastro?
I telespettatori di Fox News si trovano davanti una donna trans e neurodivergente che lavora come dog-walker part-time, vuole forse diventate insegnante di filosofia ed esalta la pigrizia come virtù; e al conduttore Jesse Watters basta lasciar parlare l'inesperta ospite per convincere il pubblico di aver a che fare con l'ennesima attivista woke (iperprogressista) fuori di sé, esponente di un gruppo altrettanto squilibrato...
Sulla vicenda si scatenano i media di mezzo Mondo, mentre r/antiwork piomba nel caos; mentre Ford viene accusata da molti di aver distrutto la credibilità del movimento, altri membri di spicco della comunità finiscono nella bufera, il tutto fra accuse reciproche, attacchi di utenti esterni in vena di dedicarsi a un po' di cyberbullismo, e rivolgimenti al vertice; e sebbene qualcuno provi a riabilitare Ford e soprattutto il forum, la comunità sembra in crisi irreversibile, anche perché di lì a un annetto, dati alla mano, esperti e giornali proclamano la fine delle Grandi Dimissioni.
In ufficio come in Rete, la rivoluzione è morta... o così si crede.
In un Mondo in frantumi, incrociare le braccia è l'unica via?
Se i critici di r/antiwork e i hanno creduto di aver inflitto un colpo mortale al movimento anti-lavoro, la loro illusione dev'essere durata ben poco.
Infatti, a distanza di anni, si continua a parlare di fuga dal lavoro, e l'appeal di una vita priva di impiego rimane irresistibile per milioni di giovani e meno giovani in tutto il Mondo: nonostante la batosta, su Reddit il forum è ancora attivo, mentre all'orizzonte sembra incombere una nuova Great Resignation.
Insomma, l'avversione al lavoro sembra quindi viva e vegeta, alimentata ancora una volta dall'insoddisfazione ormai cronica per un sistema che sembra pretendere sempre più per promettere in cambio sempre meno; e se le necessità della vita rendono impossibile voltare del tutto le spalle al mercato, rimangono altre forme di resistenza, dal ricoprire solo posti temporanei a fasi alterne al mantenere il proprio coinvolgimento al minimo, accarezzando magari persino il sogno di sabotare i datori di lavoro.
Una forza lavoro ridotta dall'ostinazione dei "disertori" e minata da milioni di partecipanti perennemente scontenti (magari pure pronti alla rivolta), tutti radicalizzati da Internet ma prima ancora da esperienze deludenti.
Forse è questa l'ultima forma di resistenza efficace che ci rimane... prima che i robot ci rendano obsoleti?
NEET e NEET-ismo, la mia esperienza
Si può comprendere molto di un fenomeno vivendolo in prima persona.
Come tanti, anch'io ho conosciuto la disoccupazione, l'ansia e lo stigma che porta con sé, così come la sequela di colloqui, proposte inconcludenti, sermoni che accompagnano la ricerca di un impiego.
Allo stesso modo, in altri momenti della vita, ho affrontato la mancanza di rispetto da parte di collaboratori e clienti, la sensazione di veder mortificati i miei sforzi; il tutto nella temperie sociale, politica ed economica che tutti ben conosciamo.
Se non posso dire di essere stato un frequentatore di comunità digitali NEET o anti-lavoro, ammetto con tranquillità di aver provato sentimenti simili a quelli espressi da molti degli utenti che vi partecipano, e dubito di essere il solo, viste le cifre da capogiro che le lotterie e il sogno di una vita lontana da turni e straordinari continuano a smuovere in Italia e nel Mondo.
Anni fa, in un'altra vita, ho dedicato ai NEET persino un saggio pubblicato online, ma oggi perduto.
Oggi come allora, la domanda resta la stessa.
È possibile riconquistare almeno in parte il popolo dei renitenti all'impiego?
A mio modesto parere sì, ma è necessario uno sforzo immane: salari significativamente più alti, orari meno rigidi e incentivi allo smartworking, più sicurezza e continuità dei contratti, maggiore considerazione da parte di superiori e clienti, e in generale un contesto globale meno deprimente.
Tutte misure che, almeno per il momento, restano nel migliore dei casi allo stadio embrionale, e nel peggiore sono viste come obiettivi irrealistici.
E mentre il Mondo si domanda come reagire, dalla cameretta di un giovane giapponese come dai post di un americano arrabbiato, la rivolta anti-lavoro continua.
Fonti:
- Bridging the gap: new opportunities for 16-18 year olds not in education, employment or training, report della Social Exclusion Unit del Governo Britannico, 1998
- Intervista a Tamaki Saito sul fenomeno "Hikikomori", di Claudia Pierdominici per il sito Psychomedia.it
- Il Giappone e l'origine dell'hikikomori, articolo sul sito KipJournal
- Il sito web Hikikomori Italia
- Il forum r/NEET su reddit (in inglese)
- What is 'The Great Resignation'? An expert explains, articolo di Abhinav Chugh per il World Economic Forum (2021, in inglese)
- Understanding America’s Labor Shortage, articolo di Stephanie Ferguson per la Camera di Commercio statunitense (2024, in inglese)
- The Great Resignation Didn’t Start with the Pandemic, articolo di Joseph Fuller e William Kerr per Harvard Business Review (2022, in inglese)
- Is The ‘Great Resignation’ Actually A Mass Retirement? articolo di Avivah Wittenberg-Cox (2022, in inglese)
- Il lavoro nella percezione e nel sentiment della nuova gioventù cinese: il fenomeno tangping sui social media, studio di Arianna Ponzini - PhD in Oriental Studies (sociology of Contemporary China), University of Oxford, Oxford, UK
- Il forum r/antiwork su reddit (in inglese)
- Reddit’s ‘Anti-Work’ Fox News Controversy, Explained, articolo di Dani Di Placido per Forbes (2022, in inglese)
- An Interview With Doreen Ford — r/AntiWork’s Public Enemy №1 and Fox News’ “Lazy” Millennial Punching Bag, di Lewis Parker, su Medium (2022, in inglese)
- The Great Resignation is 'over'. What does that mean? articolo di Kate Morgan per la BBC (2023, in inglese)
- Nobody Wants to Work Anymore: An Analysis of r/antiwork and the Interplay between Social and Mainstream Media during the Great Resignation, studio di A. Medlar, Y. Liu e Dorota Glowacka (2022, in inglese)
- A Great Resignation 2.0 is simmering as employees feel overworked and underpaid, forcing them to look for greener pastures, articolo di Prarthana Prakash per Fortune (2024, in inglese)
- Italia: un quarto dei lavoratori si sente triste ogni giorno. I dati di Gallup, articolo per The Map Report (2024)
L' esortazione ad unirsi, confrontarsi e lottare insieme rivolta un tempo ai lavoratori (e agli aspiranti tali) sarebbe per me ancora valida. Manca oggi la consapevolezza del fatto che da soli non si va da nessuna parte. E' questo isolamento forzato al quale spesso ci si auto-condanna a impedire uno sviluppo positivo. Tutto questo, purtroppo, continua a giocare a favore dei detentori del potere economico e politico. Un salutone a te.
RispondiEliminaParadossalmente vedo nel movimento anti-lavoro un po' di quell'energia e di quell'unità di intenti che un tempo animavano le lotte sindacali, per quanto ancora disorganizzate.
EliminaUn domani, chissà...
Buona serata
Certa gente si trincera dietro computer, social e cellulari.
RispondiEliminaIl governo ombra controlla questi strumenti.
Le informazioni che questa gente riceve sono sbagliate, ma siccome questi soggetti mancano di confronti nella realtà ci credono come boccaloni.
Ed ecco che le rivolte non avvengono, o se avvengono vengono subito spente e fatte passare per complotti.
E dire che qualche secolo fa c'erano le ghigliottine e poi le BR (e simili), quelli sì che erano bei tempi.
Almeno si faceva qualcosa.
Ti abbraccio.
La tecnologia può ampliare gli orizzonti ma fornisce anche strumenti sempre più sofisticati di sorveglianza e controllo delle informazioni...
EliminaBuona serata, a presto