Non è un Mondo per giovani

Persone in fila su una spiaggia in controluce al tramonto

In difficoltà, demonizzati e destinati a soffrire...


Quant'è bella giovinezza?

La vox populi tende a idealizzare la giovinezza come un'età spensierata, durante la quale il peggio che possa accadere è un quattro in un compito o un litigio con il primo amore estivo.

Eppure, soprattutto in questi ultimi tempi, sembra che le cose non stiano affatto così: tanti ragazzi sono ansiosi, tendenti a condotte nichilistiche quando non apertamente violente, chiaramente in difficoltà.

Altro che verde età... a meno che non si tratti di verde invidia verso i privilegi veri o presunti goduti dalle generazioni immediatamente precedenti, quelle del lavoro pressoché garantito, del costo della vita più contenuto, del consumismo inconsapevole dei problemi ambientali, della globalizzazione che almeno a prima vista era solo piena di opportunità senza avvertenze.


Nessun incentivo e rivolte passive

Diciamolo, essere giovani al giorno d'oggi non è proprio allettante: oltre ai già ben noti problemi politici, economici e climatici ci sono la demonizzazione di chi li considera pigri o immaturi, e quella di chi alla luce di orrendi fatti di cronaca li bolla già tutti come perduti, ma soprattutto il senso di impotenza.

Perché impegnarsi e sfidare la corrente che trascina tutto verso il baratro, se ogni sforzo è inutile e ignorato?

Perché mettere al Mondo figli da trasformare in pedine per il sistema pensionistico o in nuove vittime dell'inquinamento?

Perché sostenere un sistema destinato a farli ammalare e magari morire più giovani dei loro genitori?

Come avviene anche per le altre generazioni, se c'è disagio si palesa, e quando non ci sono incentivi degni di nota ribellarsi anche solo in maniera passiva (o meglio, passivo-aggressiva) diventa naturale; c'è chi lo fa in modo pacifico, chi in modo meno pacifico, e chi in modo decisamente pericoloso.


Il problema è sempre il solito, ma...

Alla fine la radice del problema è sempre la stessa, quella che genera le teorie del complotto con i loro esiti anche fatali, le sette, il decrescente valore di tutto e tutti: è la mancanza di fiducia nelle istituzioni attuali e di speranza nel futuro.

E come sempre la sfida è sempre la stessa: creare comunità, restituire ottimismo, riguadagnare credito.

Purtroppo non è facile, prima di tutto perché vanno vinte le resistenze di chi in questo stato di cose continua a prosperare, e poi perché il tempo a nostra disposizione potrebbe essere già agli sgoccioli.

La "questione giovanile" è solo una delle tante possibili bombe a orologeria innescate e pronte a esplodere: e sapremo trovarla e soprattutto scegliere il filo giusto per disinnescarla in tempo?

Una cosa è chiara: non sono stati i giovani a creare questo disastro e non possiamo chiedere loro di risolverlo.

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