L'allarme sui giovani è un allarme sul Mondo


La "crisi" dei giovani non nasce dal nulla...


Giovani violenti

Ha fatto molto scalpore nei giorni scorsi il caso della professoressa ferita da uno studente armato di coltello in una scuola superiore di Abbiategrasso.

Questo un po' per il crimine in sé, e un po' per la relativa rarità, almeno finora, di un tentato omicidio in un'aula italiana (gli "scontri" docenti-alunni più drammatici a cui abbia assistito sono una porta quasi buttata giù alle medie e un "vaffa" a un insegnante alle superiori).    

In tanti hanno voluto vedere nell'episodio un esempio eclatante della crisi di salute mentale in atto tra i giovani italiani, un disagio attribuito a diversi fattori, dall'esperienza del lockdown durante la pandemia di Covid-19 alla cattiva influenza di Internet e dei social network.

Tra tutte, mi ha sorpreso in positivo il commento del Ministro dell'Istruzione Valditara, che vorrebbe assicurare a tutti gli istituti la presenza di uno psicologo.

Si tratta senza dubbio di una buona idea, ma allo stesso tempo non è sufficiente, così come non lo sono tante analisi che ho letto in giro, almeno a mio modestissimo parere: prima di tutto, perché ci si concentra sul malessere dei giovani come se si trattasse di un fenomeno soltanto loro; e in secondo luogo, perché tanta sofferenza che vediamo va al di là delle possibilità di un terapeuta.  


Non solo giovani

I giovani non stanno bene: ma soltanto loro?

A dispetto dello stereotipo dell'adolescente musone o apatico, preso al massimo dal proprio gruppo di amici e indifferente a tutto il resto, dobbiamo ricordare che i ragazzi vivono in contesti ben precisi, che per loro contano: ad esempio in famiglia, troppo spesso primo teatro di disagi e orride violenze; a scuola, dove si trovano davanti docenti che sono in fondo esseri umani, con la loro buona volontà ma anche con i loro limiti, senza contare le mele marce sempre pronte a colpire; e più in generale in una società che nel suo complesso non sta affatto bene.

Il Mondo è scosso da cambiamenti rapidi, da disastri, da minacce esistenziali come conflitti armati e cambiamenti climatici, mentre i politici litigano tra loro o non sempre hanno risposte pronte, chi invita i ragazzi a studio e lavoro parla di una realtà ormai quasi inesistente, e nemmeno chi è chiamato a proteggere chi non è in grado di difendersi è immune al male. 

Tutto questo i giovani lo avvertono nelle conversazioni degli adulti, in televisione, e attraverso la Rete, che li rende "connessi" alle ultime notizie in un Mondo impensabile per i loro genitori e nonni.   


Gente in crisi in un Mondo in crisi

I giovani sono persone, e tante persone sono in crisi perché è il Pianeta ad esserlo.

Migliorare i canali di ascolto e sostegno per bambini e adolescenti è un'ottima cosa, lo ribadisco, ma non è abbastanza, non può esserlo.

Per essere sereni i ragazzi devono poter vivere in una società che sia altrettanto serena: questo richiede uno sforzo individuale a ciascuno di noi per poter essere ogni giorno di più genitori, insegnanti, coach, vicini di casa, eccetera su cui i teenager possano contare davvero.

Inoltre, a livello collettivo, dobbiamo chiedere aiuti più seri per le famiglie, disegnare percorsi di studio e di lavoro più umani, spingere per accordi su clima e nuove tecnologie che siano globali e inclusivi (cosa difficile, quest'ultima, ma si deve tentare).

Sì, è tanto lavoro: ma se non vogliamo accettare che il futuro non è degno di accogliere nuove vite dobbiamo rimboccarci le maniche, perché a ben poco serve mandare un ragazzino "inquieto" dallo psicologo se attorno a lui i suoi genitori si odiano, gli insegnanti sono al limite, il Mondo brucia e Terminator è già sulle sue tracce... 

Il malessere dei giovani è il nostro malessere: ammettiamolo prima che sia troppo tardi.

Commenti

  1. Qui in America ogni scuola, anche le elementari, hanno una psicologa (si, in genere è una donna) in organico, ma come dici tu, e come si legge nei giornali, non basta a fermare il disagio di alcuni studenti che poi finiscono per commettere atti estremi. L'ascolto aiuta, ma è solo un modo per tentare di correggere il problema a valle, mentre dovremmo preoccuparci di analizzarlo a monte. Dare ai giovani occasioni di socializzazione tramite gli sport ed altre attività "sociali" è un altro modo che gli americani usano per cercare di nascondere il malessere sociale. Funziona fino ad un certo punto: l'epidemia di droghe tagliate con il fentanil (si dice così?) ed altri oppiacei è sotto gli occhi di tutti, ma tanti fanno finta di nulla. D'altro canto, come biasimarli: i giovani vedono un mondo in crisi intorno a loro, ed allora tanto vale stordirsi con questa roba piuttosto che soffrire nell'impotenza di non poter cambiare nulla, dato che i boomer controllano tutto in maniera egoistica e miope.

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    1. Penso che negli Stati Uniti la disgregazione sociale sia a uno stadio ancora più avanzato del nostro, complici la mentalità in generale più "estremista" e la ancor maggiore debolezza delle reti di sostegno sociali e familiari.

      Con le notizie non stop e Internet, ma ancor prima attraverso le esperienze personali, i ragazzi vedono tutto...

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  2. I giovani oggi non hanno futuro (almeno nel nostro Paese) non hanno speranze, non hanno neanche il sacro fuoco legato al desiderio di cambiare le cose perché sono già scafati e rassegnati soprattutto al fatto che le cose non possano cambiare. Molti di questi giovani provano rabbia, frustrazione, insicurezze e molti altri si adeguano alla società attuale vivacchiando, lasciandosi sedurre prima e convincere definitivamente poi, che la felicità è avere tutto e subito. La voglia di autenticità viene frustrata irrimediabilmente. Io credo che ai ragazzi vada restituito un po' di tempo. Un po' di tempo per riflettere, per pensare a sé stessi, per capire gli altri. Oggi i ragazzi non hanno tempo. Devono fare tutto: studiare, sport, una disciplina (musica, danza). Colpa anche dei genitori che li devono esibire "come trofei". Restituiamo ai giovani il tempo. Diamo il tempo di crescere, ai ragazzi, diamo il tempo di maturare. Poi tutto giusto sul fatto che la nostra società sia troppo individualista (infatti il giovane oggi deve fare tutto...deve fare tutto lui, scuola, calcio, musica) e affetta da consumismo a volte sfrenato. La realtà virtuale apre nuove strade alla creatività e all’educazione, rimettendo anche in discussione le forme tradizionali di comunicazione, con serie implicazioni antropologiche.

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    1. Hai ragione Gus, le aspetative di scuola e genitori sono specchio di un sistema dove la competizione è ormai globale, i ragazzi si rendono conto che l'asticella è più alta e che fallire è facilissimo, diventa impossibile non sentire la pressione, e ci si "medica" come si può.

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  3. Io credo che il tutto parte da una educazione errata che avviene in famiglia. Tutto parte da non buon esempio di famiglia o genitoriali, d'accodo lavoro tutti per poter dare(materialmente) ai figli il più possibile ..... ma è questo quello che vogliono i figli?

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    1. Il problema è che oggi tanti genitori devono lavorare di più anche solo per poter garantire il minimo ai ragazzi, e questo minimo è ben maggiore di quello richiesto anni fa...

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  4. Il problema è nato, secondo me, a livello mondiale nei famosi anni 80 quando i potenti hanno iniziato a desiderare sempre di più e quando la filosofia individualista ha preso piede su tutto.
    Da una parte il sistema governativo sbagliato, dall'altra la crisi economica e il disgregarsi delle famiglie.
    Questi ragazzi non hanno punti di riferimento, soesso si alienano fra social e videogames creando nelle loro teste realtà che poi non esistono.
    Violenza e depressiono sono il risultato.
    Sono d'accordo con Gus, bisogna abbassare le aspettative sui giovani ma anche cambiare il marcio che ci sta affossando.
    Ti abbraccio.

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    1. Il mio timore è che nessuno o quasi farà qualcosa di concreto, perché come dici per aiutare i giovani dovremmo cambiare uno stato di cose che a troppi fa comodo... buona serata, Francesca, a presto.

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