Internet e minori, una discussione disonesta?

Disegno di un salotto blu dove un bambino è al computer seduto in una poltrona, mentre alla finestra una bambina naviga sul suo laptop. Vicino a lei, su un tappetino nero dorme un gatto bianco.

Si parla molto di iniziative per ridurre il tempo dei minori su Internet, ma forse al riguardo siamo tutti un po' ipocriti


Minori in Rete, tempo di limiti

Si torna a parlare di Internet e minori: dal 1° marzo 2024, infatti, nello Stato americano dello Utah sarà a quanto sembra obbligatorio il consenso dei genitori per l'accesso ai social network da parte degli utenti sotto i diciotto anni, mentre TikTok ha annunciato un nuovo limite di tempo quotidiano (un'ora, per la precisione) per i suoi iscritti più giovani; e in Italia, proprio l'accesso ai minorenni e ai loro dati è un punto focale della disputa in corso tra OpenAI e il nostro Garante della privacy. 

Sebbene indubbiamente sgraditi a tanti giovani internauti, provvedimenti di questo tipo hanno sulla carta delle solide ragioni, oltre al sempre possibile rischio di incontri pericolosi con sconosciuti dalle cattive intenzioni: diversi studi indicano infatti come un uso eccessivo dei social possa avere effetti negativi sulla psiche di bambini e ragazzi, da possibili problemi di autostima all'esposizione a idee e modelli estremisti e fuorvianti.

Bene così, quindi?

Forse no.

Ora, da persona senza figli (per buone ragioni) e senza molta esperienza con i teenager dovrei magari starmene zitto e lasciar parlare genitori ed educatori, tuttavia da figlio, da ex-adolescente e da modesto osservatore di questo nostro Mondo in frantumi mi sento di dire che la questione è più complessa di così, e che a livello sociale il dibattito sui ragazzi in Rete è viziato da una generosa dose di ipocrisia, che dobbiamo riconoscere e affrontare.


Minori in Rete, siamo degli ipocriti 

Internet e social network possono fare molto male ai ragazzi: agli adulti invece no?

A giudicare dal continuo proliferare in Rete di teorie del complotto tanto assurde quanto popolari, capaci di mobilitare milioni di elettori, sabotare campagne di sanità pubblica e ispirare atti violenti di vario tipo, verrebbe da dire che forse non sono solo i più giovani ad aver bisogno di più tempo offline.

Già, tempo offline... da trascorrere a far cosa, e con chi?

Qualche adulto, magari preso dalla nostalgia, potrebbe suggerire ai ragazzi di "giocare all'aperto con gli amici", come si faceva "una volta": peccato solo che le cose nel frattempo siano cambiate, gli spazi fuori casa quasi spariti o aperti solo a pagamento, e che in questa nostra epoca così ansiogena i genitori tanto preoccupati dalle attività online dei figli a maggior ragione vieterebbero loro di bighellonare per strada.

Spiace dirlo, ma quei tempi sembrano destinati a non tornare, e per tanti giovani l'accesso alla Rete e ai social è diventato un canale privilegiato, a volte persino essenziale, per soddisfare quei bisogni a cui famiglie o scuole non sanno o non vogliono venire incontro, dall'interazione con coetanei magari più amichevoli dei compagni di classe all'esplorazione del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere: immaginatevi ad esempio che spasso essere il figlio gay quindicenne di una coppia di fondamentalisti cristiani del Texas...

Da maggiorenni con patente, auto, e magari qualche soldo in tasca è facile criticare l'ossessione per Internet degli adolescenti, ma l'ipocrisia si vede e non è la soluzione.   


Minori in Rete, un approccio più rispettoso

Se tagliare i giovanissimi fuori dalla Rete non è la giusta strada, come possiamo tutelarli dagli innegabili pericoli del Web?

Da non genitore/non fratello maggiore/non educatore, con umiltà, mi permetto di suggerire alcuni passi. 

Prima di tutto, è bene cercare di parlare apertamente con i ragazzi: se installiamo sul loro smartphone un'app per il parental control, agire di nascosto è scorretto, facciamolo apertamente invece, e spieghiamo loro il motivo; magari sul momento ci resteranno male (e voglio dire, chi non reagirebbe così), ma presto o tardi apprezzeranno l'onestà mostrata nei loro riguardi, e forse dal dialogo possono venir fuori idee condivise per restare tutti tranquilli.

Inoltre, e questa è forse la cosa più impegnativa, diamo ai giovani il buon esempio, non solo limitando il nostro tempo davanti al telefonino ma trascorrendo le ore che risparmiamo facendo qualcosa con loro, visitando un posto interessante, praticando sport, parlandoci, scambiando racconti e magari consigli: troppo comodo dire "c'è vita oltre i social" se non gliela mostriamo!

Sì, è faticoso, e no, il risultato non è mai garantito: ma essere genitori (o educatori) è una grande responsabilità, e quando la si accetta la si accetta tutta e in ogni circostanza, anche nell'era di Internet.

Una Rete più sicura è possibile, ma dobbiamo giocare tutti nella stessa squadra.

Commenti

  1. Mondo, credo che l'educazione affidata alla tecnologia, come gli aggeggi da mettere nel cellulare, sia destinata al fallimento.
    Solo affrontando con preparazione e amore il rischio educativo di potranno evitare fallimenti e disastri.
    In pratica educare significa fornire al figlio un quadro intelligente di quello che è bene e di quello che è male, quindi da evitare. I genitori devono dare l'esempio perché i figli sono acuti osservatori.
    Non puoi parlare di morale quando dopo la *predica* ti fai beccare dal ragazzino mentre guardi il sito porno.
    Mio figlio ha grande intelligenza e intuito. Ci vogliamo molto bene. Da sempre. Però è un tipo che vuole essere coccolato.
    Quando doveva partire presto, mi diceva: "Augusto, mi svegli alle quattro?".
    Lo facevo volentieri, anche sapendo che lui si sarebbe svegliato da solo.
    Me ne accorgevo quando gli portavo il caffè a letto. L'occhio socchiuso, faceva finta di dormire.
    Mi abbracciava fino a soffocarmi.
    Una volta gli ho detto: "Gius, non so cosa ho fatto di particolare per ricevere da te tante tenerezze".
    Mi ha risposto: "Anche tu sei molto affettuoso e non te ne accorgi perché chi vuol bene fa le cose in modo spontaneo senza rendersi conto dell'amore che riversa all'altro". Gius ha detto una cosa molto semplice, ma io non sarei stato capace nemmeno di pensarla.

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    1. Hai ragione Gus, l'educazione di un figlio vive di esempi: ma nella mia esperienza ci sono tanti, troppi genitori che mettono al mondo bambini per poi non avere il tempo, la voglia o la testa per farlo.

      Vedi bimbetti di quattro-cinque anni a cui viene mollato in mano lo smatphone così mamma e papà hanno tempo di guardarsi Netflix...

      Genitori disattenti ci sono sempre stati, ma forse una volta per i ragazzi era più semplice cavarsela "in qualche modo", adesso invece per molti versi la società ci osserva di più, ci chiede di più, e preparare un figlio per quello che lo aspetta oggi richiede più pensiero, più impegno, ma tanti si accorgono di non volerlo quando ormai il ragazzino o la ragazzina sono già qui, magari voluti perché "si fa così" o per far contenti i futuri nonni.

      Conosco i miei limiti e soprattutto oggi mai mi sognerei di avere un figlio; qualcuno potrebbe darmi dell'egoista o del codardo, ma sbaglio a credere di aver scelto una strada migliore di tanti genitori improvvisati e magari risentiti?

      Secondo me no.

      Buon lunedì di Pasqua, e grazie per i commenti, Gus.

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    2. Concordo. Il meccanismo tecnologico dovrebbe essere inserito nella testa vuota di molti genitori.
      Comprendo le tue perplessità, ma devi cercare una via di uscita.
      Un figlio ti riempie di gioia.

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    3. Non so se recederò mai da questa mia posizione ma sì, la questione non è chiusa.

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  2. Bisognerebbe rimettere in mano ai ragazzi tanti vecchi giocattoli oggi in disuso. Trenini, automobiline, costruzioni, bambole, palloni e favorire giochi di piazza e lo sport. Poi tornare a raccontare, fiabe, stimolare la lettura e dialogare coi figli perché, purtroppo, coi figli si dialoga poco. Son sicuro che starebbero meglio che con gli abusati tablet e cellulari.

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    1. Sono d'accordo Fabio, purtroppo tutto questo richiede un impegno che tanti genitori non possono o non vogliono profondere.

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  3. Mi viene da pensare che tutti questi divieti che stanno per venire o che arriveranno....... è solo una Scusa del bene dei piccoli e grandi .......affermo solo per un loro controllo maggiore su tutti ........ leggendo questo post ...... ho questa netta sensazione. Per il sig Fabio Melis .... non esistono più questi giocattoli da mettere in mano ai bambini, ma forse anche per i loro genitori ... imparare a giocare. ormai i bambini vengono scaricati all'asilo ancora in fascio e da "grande" ci pensa internet vietato si vietato no.

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    1. Sicuramente, Giovanni, queste preoccupazioni morali possono essere strumentalizzate a fini ben meno nobili.

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  4. Anch'io come te da non educatore, non genitore, non fratello (nè maggiore nè minore), condivido quanto hai scritto ed è vero quanto dici rispondendo a Gus e cioè che "...ci sono tanti, troppi genitori che mettono al mondo bambini per poi non avere il tempo, la voglia o la testa per farlo. Vedi bimbetti di quattro-cinque anni a cui viene mollato in mano lo smatphone così mamma e papà hanno tempo di guardarsi Netflix..." Posso solo aggiungere che purtroppo in certi casi addirittura l'età si è abbassata anche a tre anni... E poi, parliamo dei divieti: se i genitori vogliono sono facilmente aggirabili, Sarebbe sufficiente dare ai loro figli il loro cellulare. Certo non si potrebbero creare account personali, forse, ma non si risolverebbe il problema alla radice. il problema è proprio nel rapporto genitori e figli, nel voler "perdere" con loro del tempo e non solo per sensibilizzarli sui pericoli del web ma per dare, come dicevi, l'esempio e passare del tempo con loro ed insieme a loro possibilmente senza l'ausilio di smartphones, tablet o computer. E poi ,sempre a proposito dei divieti, ci vorrebbe una legge che in primis scavalcasse la potestà genitoriale, e questo farebbe infuriare i genitori che vorrebbero anestetizzare per un po' almeno il. loro pargoletto, per guardare Netflix. E poi i problemi sono diversi a seconda delle fasce d'età e soprattutto per me non riguardano solo i minori e la rete ma proprio i minori ed il tempo trascorso sui cellulari: perchè i pericoli del web si possono in parte tenere sotto controllo col parental control e scaricando preventivamente per es i cartoni da far vedere ai propri figli, ma in questo caso resta in piedi l'altro problema ossia quello di creare bambini che non sanno che vivere in solitudine, senza capacità di interagire con i loro coetanei se non con il virtuale. Quindi non è solo un problema di far scansare ai più piccoli ed ai minori in genere, i pericoli della rete, ma anche quello di far ridurre il tempo passato anche off line con cellulari o anche davanti alla tv on demand. Equilibrio, questo è quello che manca oggi a tanti genitori, equilibrio, voglia di dedicarsi ai loro figli e pazienza e forse anche amore. Scusa il commento - fiume, arrivo qui dal blog di Gus.

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    1. Benvenuto Daniele, grazie per la visita e il commento, si vede che è un tema a cui tieni.

      Purtroppo la mia impressione è che al Mondo tante, troppe persone abbiano avuto e continuino ad avere figli senza volerne davvero, un po' per caso, un po' per pressione sociale, un po' per tenere in piedi un matrimonio... e i risultati si vedono.

      Solo che una volta forse le sviste genitoriali potevano lasciare figli magari con problemi ma "recuperabili", mentre adesso le asticelle da saltare sono molte di più, ogni disfunzione emotiva è molto più evidente e rischiosa per l'inserimento sociale.

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  5. Una rete più sicura serve a tutti, minori e non.
    Il problema base è che bisogna mettersi in testa che tutti dobbiamo cambiare le regole, a partire dalle autorità per arrivare ai singoli utenti e non appigliarsi al fatto che siccome nel 1972 il protocollo Internet era nato senza regolamenti allora va bene così.
    È una scusa che non regge.
    Sull'educazione dei figli, poi, penso che siamo di fronte a un problema gigante: gli adulti, moltissimi, sono social dipendenti, cellulare dipendenti, tutto il dipendente possibile.
    Imporre ai figli di non usarli è ridicolo.
    Piuttosto dovrebbero anzitutto mettersi in riga e smetterla di usarli ogni 5 secondi, poi imparare a gestire la tecnologia coi figli in modo sano e anche capire che ci sono momenti per usarla e momenti (tanti) per non usarla.
    Ti abbraccio.

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    1. Sono assolutamente d'accordo con te Francesca, non si può predicare bene e razzolare male, bambini e ragazzi le ipocrisie le notano, perdono fiducia e rispetto per gli adulti e non li ascoltano più, rischiando di mettersi in pericolo...

      Grazie mille per la visita, a presto.

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