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Tre parole che non si possono più sentire sugli annunci di lavoro

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Non me ne vogliano i recruiter, ma... In questi giorni, in parte per ragioni che di sicuro ricorderete , ho deciso di dedicare un po' più di tempo alla ricerca di nuove opportunità professionali. Una scelta forse un po' impopolare  di questi tempi, ne convengo; ma all'occorrenza l'Apocalisse incombente può trasformarsi nello sprone che non ti aspetti . A ogni modo, la trafila la conosciamo un più o meno tutti: un bel respiro, una lucidata al cv, e via con gli annunci. Già, gli annunci: proprio su questi ultimi vorrei spendere qualche parola - qualche parola sulle parole, per essere precisi. Ora, forse me ne sono accorto solo adesso, ma... ...le avete notate? Quelle tre paroline che, insieme o in solitaria, nella descrizione a regola d'arte del potenziale luogo di lavoro sembrano non mancare quasi mai - e che, a dirla tutta, iniziano a pesarmi un po': vediamole insieme. Cominciamo con collaborativo : con il dovuto rispetto, vorrei ben sperare che lo sia! Le ipote...

Lavoratori e sabotatori

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Se lasciarsi il lavoro alle spalle non basta Sempre più persone sembrano insoddisfatte del proprio lavoro, se non  del concetto di impiego in generale , e questo è ormai evidente per tutti o quasi. Ma mentre aziende e media osservano con preoccupazione chi "diserta",  la vera minaccia potrebbe in realtà risiedere altrove - fra chi resta... per far danno. Un'idea da romanzo? Non proprio, almeno secondo un recente rapporto rapporto Gallup , in base al quale il 16% dei lavoratori europei e ben il 25% di quelli italiani si identifica come actively disengaged , ovvero "attivamente disimpegnato": non semplicemente disinteressato a contribuire, ma intenzionato a mettere persino i bastoni fra le ruote ai colleghi magari più entusiasti e in generale a sabotare il proprio posto di lavoro. Sono percentuali tutt'altro che irrisorie, che fanno riflettere: ogni giorno, migliaia se non milioni di dipendenti rallentano, ostacolano o bloccano le attività delle aziende per cu...

Le ideologie del crepuscolo: NEET (per scelta)

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Incrociare le braccia contro un mercato iniquo e un futuro incerto C'erano una volta i NEET Nel 1999, il report Bridging the Gap (grossomodo, "colmare il divario") della Social Exclusion Unit del governo britannico dà veste ufficiale all'espressione "not in education, employment and training", ovvero "non (coinvolti) né nel sistema d'istruzione, né in un impiego, né in un percorso di formazione", usata per descrivere la situazione di marginalità e disagio socio-economico di tanti giovani svantaggiati. Da allora la locuzione, compattata nel più agevole acronimo NEET e trasformatasi in sostantivo, si è diffusa un po' in tutto il Mondo, incapsulando in modo assai efficace la condizione di "immobilità" di milioni di ragazzi dovuta a un mercato del lavoro sempre più automatizzato, globalizzato ed esigente, dove il sogno di un rapido approdo al posto fisso conseguito senza troppi drammi da genitori e nonni è sempre più lontano e persin...

Il cv che scriviamo ogni giorno (senza saperlo)

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In Rete ci vedono tutti, anche i recruiter Consigli sempre validi per chi cerca lavoro nell'era dei social Quando si parla di cercare e trovare lavoro, il discorso cade inevitabilmente sul curriculum vitae: come scriverlo, quali esperienze mettere in evidenza, qualche posto dare anche alle soft skills , eccetera. Tutti aspetti importanti, di cui è giusto occuparsi. Quello di cui ci dimentichiamo, però, è che ormai, nell'Era Digitale, il caro vecchio cv è solo uno dei canali attraverso cui potenziali datori di lavoro o clienti possono conoscerci; e neppure il più importante, forse, specie se confrontato a strumenti che utilizziamo molto più spesso, come ad esempio i social media. Su Facebook tuoniamo contro i politici, su X fu Twitter ci mostriamo ossessionati da programmi televisivi di dubbio gusto, su Instagram ci sdilinquiamo davanti a un tentativo culinario riuscito meno peggio del solito, su Pinterest facciamo incetta di citazioni trite e ritrite, e ...

Come riconoscere una proposta inconcludente

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Se il nostro bisogno attira truffatori di bassa lega Gli anni passano, ma le mie parole restano tristemente attuali... Ogni giorno la Rete ci offre opportunità di ogni genere, come informazione, formazione, contatti, eccetera. Opportunità che tuttavia possono essere sfruttate anche molto male, ad esempio da persone con le idee poco chiare, mosse dal semplice desiderio di autopromuoversi, oppure dai fini poco limpidi, il cui agire si risolve in una grossa perdita di tempo per chi decide di dare loro corda. Su LinkedIn, in particolare, le proposte inconcludenti abbondano: in fondo, una piattaforma social frequentata in buona parte da persone in cerca di lavoro è un ottimo terreno di caccia per sedicenti CEO di società opache e imprenditori di sé stessi. E a volte, la speranza di uscire finalmente da un periodo più o meno lungo di inattività o di rilanciare un percorso lavorativo incerto può spingere gli utenti ad essere...

Giocolieri nella Gig Economy

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Destreggiarsi nell'economia dei lavoretti Un altro articolo così antico eppure (ritocchi a parte) ancora così attuale... Lavoretti e lavoracci: vita da giocolieri Avete presenti i lavoretti che svolgevate tempo fa, o che voi lettori più giovani state ancora svolgendo, per pagarvi le tasse universitarie o magari anche le vacanze estive? Dare una mano ai vicini con le pareti da imbiancare, badare ai loro amici a quattro zampe, dare ripetizioni di Matematica o Inglese ai loro figli… Tutte soluzioni temporanee, rapide e comode per mettere da parte qualche soldo, certo. Ma di sicuro non il futuro che avevamo immaginato per noi stessi, una volta completati gli studi ed entrati a tutti gli effetti nel mondo del lavoro. A quel punto, ci siamo detti, uno stage è il minimo a cui puntare, nella speranza che fosse il punto di partenza per una carriera di successo: i lavoretti pomeridiani, è ora di lasciarli perdere. O forse no? Negli ultimi anni, fra le esigenze impos...

La disoccupazione si fa business (altrui)

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Tra corsi e guru, il business del lavoro che manca Da un altro giro fra i miei archivi (ahimè dopo un minimo ritocco ancora attuali)... Nonostante i recenti dati sul mercato del lavoro almeno a prima vista positivi dobbiamo ancora fare i conti con un livello di disoccupazione ancora tutt'altro che trascurabile e tipologie di impiego non proprio entusiasmanti, soprattutto (ma non solo) tra i più giovani, spesso tentati non a torto da vie traverse . Di fronte a uno scenario del genere, non stupisce che in molti decidano di curare ulteriormente la propria formazione; e tale domanda sembra trovare un idoneo soddisfacimento nella miriade di corsi e workshop presentati dai principali portali Internet dedicati. Ma è davvero così? Se buona parte dell'offerta include effettivamente l'insegnamento di competenze pratiche quali ad esempio contabilità, web design, e così via, altri pacchetti vertono invece su attività più di "nicchia", quali gestione d...

Alla pensione non penso più

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Ha senso pensare ancora alla pensione? Alla pensione non penso più, perché è cambiato tutto Ultimamente mi è capitato spesso di pensare a quanto tempo mi ci sia voluto per approdare a un contratto decente che comprendesse tra le altre cose i famigerati contributi INPS. Un aspetto a cui in teoria si dovrebbe dare molta importanza, e di cui in un sistema migliore nessun rapporto di lavoro dovrebbe fare a meno, ma al quale ammetto di non aver dedicato grande attenzione. Forse è per via del modo in cui sono cambiate le cose rispetto al passato: oggi si inizia a lavorare più tardi, con contratti come dicevo spesso alla minima e quasi sempre precari... Quando il presente è già così incerto, ci si dice fortunati ad avere qualcosa almeno oggi, no? Alla pensione non penso più, perché non c'è soluzione facile Le prospettive di pensione per noi "giovani" sono quelle che sono, e di soluzioni facili non c'è nemmeno l'ombra. C'è chi ci dice di fare più figli, che solo così ...

Carriere "fuffa" per i senza futuro

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Tutto e subito, bruciando le tappe: carriere "ideali" in un Mondo agli sgoccioli Bruciare le tappe prima che il Mondo bruci La consapevolezza di vivere in un Mondo in profonda crisi lascia il segno anche sulle nostre scelte lavorative e sulla nostra idea di successo. C'è chi oscilla tra la necessità di competenze utili e il desiderio di seguire la propria passione finché possibile... ...ma anche chi trova una a suo modo una bizzarra sintesi tra pragmatismo e urgenza: ovvero, chi desidera far soldi e goderseli il prima possibile perché l'Umanità sembra ogni giorno più vicina al capolinea. L'imperativo, insomma, diventa il successo rapido e a tutti i costi, bruciando le tappe prima che a bruciare sia il Pianeta: per arrivarci, la strada non deve essere quindi la più "utile" o la più piacevole, bensì la più veloce, che non faccia perdere troppo tempo fra certificazioni da acquisire o lunghi anni di gavetta. E se per un attimo facciamo nostra questa prospet...

Scegliere una carriera sull'orlo del baratro

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Come (ri)trovare la propria strada quando tutto sembra destinato al disastro? Il Mondo potrebbe finire, ma intanto... Senza ricchezze o una vittoria alla lotteria, ci tocca lavorare. Sì, anche se l'inflazione ci mangia lo stipendio, le guerre avanzano e il clima è andato fuori controllo: perché se possiamo scegliere di non imporre ad altri questo disastro, noi che siamo già qui ci dobbiamo sopravvivere, in un modo o nell'altro. Ma come ci si sente a immaginare (o ripensare) la propria carriera quando il Mondo pare sempre più vicino al baratro? Disorientati e impotenti, senza dubbio; perché quando tutto sembra così precario i progetti a lungo termine diventano un lusso. Un lusso che possiamo davvero permetterci? È anche dalla nostra risposta a questa domanda che dipende il nostro atteggiamento verso la carriera: semplificando un po', possiamo individuare due categorie, da un lato avremo ottimisti pragmatici, dall'altro i fatalisti sognatori. Anche nell'Apocalisse se...

Gli influencer? Forse sgarbati, ma hanno ragione

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La loro utilità è dubbia e i loro modi a volte scortesi, ma gli influencer rivelano scomode verità sulla nostra società Influencer, inutili e sgarbati? Degli influencer e delle loro "imprese" si parla praticamente un giorno sì e l'altro pure. Alcuni sono arroganti credendosi chissà chi, altri sembrano prendere in giro chi non fa parte del loro mondo e porta a casa stipendi più modesti, altri ancora paiono del tutto disconnessi dal mondo "reale", mostrando sommo cattivo gusto ( a dir poco ) o lamentandosi di "problemi" da nulla rispetto a quelli che tanti di noi affrontano anche solo per tirare fino in fondo alla giornata.    Non solo, il loro lavoro non produce nulla di concreto, almeno in apparenza, e ci si chiede a cosa servano, considerato tra l'altro il fatto che la maggior parte di loro tende a non offrire nulla di originale : stesso stile, stesse mete, stesse stupidaggini... A volte viene davvero voglia di spegnere il telefono e scollegarsi...

Tutti influencer, e se anche fosse?

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Nell'era del lavoro a singhiozzo e delle asticelle sempre più alte, in tanti "snobbano" percorsi tradizionali per lanciarsi in una carriera online C'erano una volta calciatori e veline Se avete all'incirca la mia età (sui trenta, per intenderci) forse vi ricorderete del tormentone su come certe emittenti televisive rincitrullissero i bambini mettendo loro in testa sogni di gloria come calciatori e veline. Qualche anno dopo, quelle stesse emittenti televisive hanno iniziato a proporci i reality show, e subito è partita un'altra mezza psicosi su ragazzini pronti a iscriversi a questo o quel programma appena compiuti i diciotto anni. Adesso è il turno degli influencer , cioè quelle (micro)celebrità che attraverso i social network riescono a costruirsi un seguito abbastanza grande da poter pubblicizzare in modo diretto ed efficace prodotti o servizi di vario genere, con aziende pronte a pagare cifre più che interessanti pur di assicurarsene le capacità di marketin...