Ma i Governi governano ancora?

Governi di oggi come Atlante


Come promesso, affrontiamo un tema più "caldo", ma da un angolo particolare: i Governi contano ancora?


Governo nuovo, nuova Premier

Come ampiamente anticipato da mesi dai sondaggi, e confermato dalle elezioni del 25 settembre 2022, l'Italia ha un nuovo esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri.

Un Governo già da primato, quindi, ma che tanto in patria quanto all'estero suscita non poche... perplessità, diciamo, dato il background politico e alcune opinioni espresse da diversi suoi esponenti, premier inclusa.

Un Governo controverso, quindi, ma almeno con una prospettiva diversa, e magari in grado di fare ciò che i suoi predecessori non hanno potuto o voluto osare per difendere il Paese dalle tante sfide di un Mondo in frantumi, giusto?

Be'... forse le cose non stanno proprio così.


Governo nuovo, ma non troppo? 

Un aspetto che ha suscitato da subito una certa sorpresa è l'apparente continuità tra il Governo entrante e quello precedente, guidato da Mario Draghi.

Nella composizione del gabinetto troviamo infatti il Ministro dell'Economia riconfermato in carica, e diversi esponenti apertamente europeisti collocati in dicasteri importanti; a livello di politica estera, intanto, restano l'orientamento decisamente euroatlantista e quindi il sostegno all'Ucraina contro l'invasione russa (posizione questa sostenuta da Meloni con una certa forza, anche di fronte di un mercato del gas in fibrillazione, e a costo di tensioni con gli alleati).

Certo, restano preoccupazioni non da poco, ad esempio riguardo al sostegno per le fasce più fragili (il reddito di cittadinanza resterà?) e ai diritti civili (laicità dello Stato, finevita, interruzione volontaria di gravidanza, temi LGBTQ+), ma l'impressione è che nonostante tutto sia cambiato molto resti in realtà esattamente com'è.

Del grande rivolgimento atteso da alcuni e temuto da altri, almeno per il momento, non sembra esserci traccia. 


Mani legate davanti alla crisi globale?  

Nuovo Governo, stessa solfa, quindi?

Per quanto in apparenza curioso, questo sviluppo non è poi così strano, anzi rivela una (scomoda?) verità.

Nel pieno di una serie di crisi globali in apparenza senza fine, costretti a far fronte a disastri partiti dall'altra parte del globo, influenzati da forze finanziarie e sociali al di sopra di quasi ogni confine e legati giocoforza a blocchi geopolitici in costante competizione con alleanza rivali, i singoli Governi nazionali, simili a tanti piccoli Atlante, si trovano a reggere il peso di eventi troppo grandi per loro, e sembrano ormai avere ben pochi margini di manovra anche in questioni fondamentali che coinvolgono la vita quotidiana e le tasche dei propri cittadini.

Lo stiamo vedendo proprio adesso, con i dilemmi posti dalla crisi energetica, o con la rapidità con cui ad esempio i mercati hanno messo alla porta la neo-premier britannica Liz Truss.

E lo ha forse visto quel 36% di elettori italiani che il 25 settembre ha deciso di non recarsi alle urne, magari già convinto (consapevole?) di quanto al di là del colore politico la realtà sul campo imponga più o meno a tutti scelte quasi obbligate, che solo dei temerari (irresponsabili?) potrebbero davvero rigettare.

Che il Governo Meloni abbia nei fatti adottato questo realismo un po' rassegnato, o questa rassegnazione travestita da realismo?

Che l'impossibilità di cambiare granché rispetto ad Esteri e Borse lo porti presto a riesumare battaglie ideologiche di altro tipo per compensare e magari mantenere consensi?

Difficile dirlo.

Quel che è certo è che ora il Governo Meloni ha davanti a sé fino a cinque anni per far ricredere i sui critici... o i suoi sostenitori. 

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