Relazioni o conferme, cosa vogliamo davvero?


La Letteratura davvero immortale sa parlare anche ai lettori di oggi dei temi che hanno a cuore... come le relazioni


Opere di ieri, temi di oggi

Un pregio di diversi scrittori e artisti ancora oggi considerati "grandi" è la loro capacità di affrontare temi, ansie e preoccupazioni in apparenza molto più "moderne" rispetto ai loro tempi.

Un esempio che viene subito in mente è l'autrice inglese Mary Shelley (1797-1851), che con il suo Frankenstein (1818) sembra anticipare i dilemmi della Bioetica, mentre attraverso L'ultimo uomo (1826) affronta temi che diventeranno popolari nelle opere di genere fantascientifico-catastrofico... e non solo nella fantasia, come purtroppo abbiamo visto dal 2020 in poi.

Si tratta di idee decisamente ardite per l'epoca, tanto più che arrivano da parte di una donna: eppure, a due secoli di distanza, gli interrogativi e le paure sollevati da questi due romanzi sono quanto mai attuali.

E in questo senso, Shelley si ritrova in ottima compagnia.


Relazioni o conferme? L'Uomo della Sabbia di Hoffmann, o amare uno specchio

Più o meno contemporaneo di Shelley, il tedesco Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822) affianca alle carriere di magistrato e compositore un amore instancabile per la letteratura.

Tra le sue opere più conosciute, troviamo il racconto L'Uomo della Sabbia (1816), dove emerge con grandi chiarezza uno dei temi più cari all'autore, cioè il contrasto fra la nuova, spesso tortuosa sensibilità romantica, e il razionalismo illuminista dominante nel Settecento appena alle spalle, rappresentati rispettivamente dal protagonista Nathanael, giovane segnato da un trauma infantile e da acute, cupe percezioni, e dalla fidanzata Clara, al contrario anima serena e rassicurante, sempre sorretta da un solido buon senso.

Quello che rende ancora attuale il racconto di Hoffmann, però, non è tanto la differenza tra Nathanael e Clara in sé, quanto il suo condurci ad uno dei punti di svolta della vicenda: a circa metà della storia, infatti, il tormentato protagonista, colpito da torbide visioni ed esasperato dal limpido, pronto scetticismo dell'amata, rimane affascinato da Olimpia, l'attraente ma solitaria figlia del professor Spallanzani, suo docente all'Università.

In particolare, Nathanael apprezza il silenzio della ragazza, la quale sembra, al contrario di Clara, ascoltare con incredibile pazienza e interesse i suoi lunghi e oscuri monologhi, aggiungendo al più qualche raro singulto e poche parole di commiato.

Paragonando quella che legge come muta ma commossa partecipazione alla "prosaica" e insistente razionalità di Clara (partner invero non molto adatta a lui), Nathanael finisce con il voltare le spalle a quest'ultima e a chiedere invece la mano di Olimpia.

Solo un caso fortuito rivela a Nathanael la vera natura della misteriosa fanciulla - un automa in grado di simulare (nemmeno troppo bene) il comportamento umano - riducendo in cenere i sogni e la salute mentale del giovane.

Ingannato da un pupazzo meccanico, possibile?

Sì, possibile: infatti l'interesse morboso di Nathanael nei confronti di Olimpia nasce in ultima analisi dalla passività di quest'ultima, dal suo essere uno "specchio psichico" lusinghiero per il giovane, dal suo mostrarsi "come lui la vuole", e dal dargli l'impressione che i suoi pensieri, le sua vita siano interessanti per una persona dalla quale è all'inizio attratto fisicamente.

Una vicenda assurda, certo, ma che forse ci dice qualcosa sulla natura di tante relazioni, soprattutto oggi


Relazioni o conferme? Forse al giorno d'oggi siamo tutti un po' Nathanael

Ai giorni nostri, tante delle ragioni di ordine pratico e sociale che portavano le generazioni a cercare relazioni stabili sono quasi scomparse in buona parte del Mondo: sempre più donne entrano nel mercato del lavoro con ottimi risultati, gestire una casa è meno gravoso, il sesso prematrimoniale non è più stigmatizzato, sempre meno persone sembrano interessate ad avere figli...

Resta l'umano bisogno di intimità, di connessione con i propri simili: ma è un lavoro faticoso, e di questi tempi in pochi sentono il bisogno di sobbarcarsi altre incombenze, preferendo legami meno impegnativi, magari attraverso i social media.

Ma questa nostra "pigrizia" non è l'unica cosa a cui i social network vengono incontro: infatti, Facebook et similia rispondono a un altro nostro desiderio, forse un po' più semplice da soddisfare, vale a dire il nostro bisogno di conferme.

Quasi a tutti infatti piace sentirsi affascinanti e attraenti, a maggior ragione se a darci attenzione sono persone che a loro volta ci interessano.

Proprio come Nathanael, possiamo trovarci qualcuno con cui interagire in modo superficiale, che ci piaccia e che ci faccia sentire degni di considerazione e desiderati, senza doverci pensare su troppo.

Ma c'è di più: sui social questo processo può essere ripetuto rapidamente o anche messo in atto più volte nello stesso tempo, con dozzine di persone diverse: l'ideale per chi cerca rassicurazioni sul proprio valore.

Certo, qualcuno ha più successo di altri, e questa disparità può essere scoraggiante, ma anche per chi fatica c'è sempre la possibilità di usare filtri fotografici, accorgimenti strategici o pure menzogne per apparire più giovani, più avvenenti, più desiderabili...

...e poi non c'è solo l'ambito sentimentale: tantissime persone riescono a crearsi un nutrito e acritico seguito digitale grazie alle proprie idee politiche, religiose, eccetera.

Spesso al di là dello schermo c'è una persona qualunque, con problemi quotidiani e frustrazioni di vario genere, che in Rete può però essere tutto ciò che desidera per attirare l'attenzione, anche l'improbabile eroe al centro di qualche assurda teoria del complotto.

Insomma, come per Nathanael, la tentazione di correre tra le braccia artificiali di un'Olimpia e lasciar perdere la Clara accanto a noi c'è, tanto più che oggi, al contrario del povero protagonista di Hoffmann, la maggior parte delle persone sembra molto meno spaventata dai progressi della tecnica.

Una tendenza preoccupante? Forse sì, ma questo sembra il futuro... e niente piace più che piacere.

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