Nostalgia della neve
La crisi climatica si "capisce meglio" dai cambiamenti che possiamo osservare
La neve? Mai piaciuta, ma...
Posso confessarvi un segreto?
A me la neve non è mai piaciuta un granché.
Fredda, bagnata, da spalare, rallenta il traffico... bellissima da vedere, niente da dire, ma noiosissima da gestire (ricordo ancora lo sconforto di alzarsi alle sei di mattina e accorgersi della tormenta, lo spalare d'emergenza, le scommesse su quanto avrei tardato a scuola, e nel pomeriggio, la mezza odissea per ritornare a casa...).
Quest'anno, arrivati ai Giorni della Merla, l'ospite sgradita si è tenuta lontana dalle mie parti, ad eccezione di una breve capatina in dicembre e di una pioggerella dalla consistenza sospetta una o due settimane fa.
Non che sia la prima volta, anzi; da diversi inverni la situazione è questa: poche precipitazioni, quasi mai nevose.
La cosa dovrebbe farmi felice, no?
Niente bicipiti doloranti, niente rischi di scivolate assassine...
Eppure...
...è chiaro che qualcosa non va.
"Nostalgia" della neve
Dove sono finite le grandi nevicate di una volta?
I miei ricordi di cumuli gelati pigiati a fatica ai confini del cortile di casa, di goffi tentativi di dar vita a un pupazzo con tutti i crismi (tranne la carota per naso, quella non la trovavo mai...) sembrano relegati ad un passato sempre più lontano, e sempre meno incline a tornare.
Ancora qualche anno fa, una giornata tra i fiocchi era ancora una possibilità concreta, magari un po' più infrequente, ecco titto.
Adesso? Una spruzzatina e niente più, quasi come se Madre Natura facesse soltanto un triste tentativo di ricordarci le sue passate prodezze.
E i dati sembrano confermare queste mie impressioni: come se il 2022 non ci avesse già fatti tremare, il 2023 inizia già nel segno della siccità, aggravando una crisi in corso da tempo a livello (nord)italiano ed europeo; e poi ci mettiamo la sequela di anni in media più caldi con cui abbiamo a che fare da un po', il quadro diventa ancora più chiaro... e preoccupante.
La "nostalgia" della neve potrebbe quindi essere semplicemente il ricordo di anni "normali" destinati a non ripetersi più, un campanello d'allarme reale, a cui dovrei dare ascolto...
...e magari condividere.
Riconoscere la crisi climatica, partendo da noi
Diciamoci la verità: sapere che entro il 2100 gli sconvolgimenti climatici porteranno a questa o quella catastrofe non significa niente per noi, prima di tutto perché per allora saremo probabilmente sottoterra in ogni caso, poi perché c'è sempre la vaga speranza di un miracolo tecnologico che salvi i nostri figli (non così in fretta, temo), e infine (e soprattutto) perché le necessità e le abitudini di oggi sono molto più potenti di una previsione così in là nel tempo, non importa quanto sia scientificamente accurata.
Ma i cambiamenti che possiamo osservare già adesso, dalla nostra finestra? Quelli sono un po' più difficili da ignorare, tanto per noi quanto per chi ci sta intorno.
Avete familiari, amici o colleghi ancora scettici sull'emergenza in corso? Parlare delle nevicate assenti, o della siccità una volta impensabile o del caldo sempre più torrido in estate potrebbe essere molto più convincente di un grafico o di una proiezione matematica per il loro centoventesimo compleanno.
Vi daranno subito retta?
Forse no, ma basterà loro guardare le prossime previsioni meteo per ricordarsi della vostra chiacchierata...
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