Con i meme (forse) si vince, ma...

Immagine in bianco e nero: due mani reggono un cellulare che inquarda un murales, lo schermo è l'unica parte a colori

I meme rompono il ghiaccio, ma impoveriscono il dibattito


Con il proseguire dell'accidentata campagna elettorale statunitense sono tornati in gran spolvero anche loro, i meme.

Schegge di contenuti divertenti (o ritenuti tali) si stanno riversando sui social e non solo, incapsulando presunti pregi e discutibili difetti dei candidati, cercando in qualche modo di incapsularne l'essenza e il messaggio visti da seguaci e oppositori.

Ecco allora la candidata democratica in pectore Kamala Harris diventare "brat", o un commento dell'aspirante vicepresidente repubblicano J. D. Vance sulle donne senza figli "gattare" infelici scatenare una valanga di risposte ironiche.

Ora, considerata la posta in gioco e la comprensibile ansietà, alleggerire la tensione con un pizzico di humor dissacrante è non solo naturale, ma legittimo.

Inoltre, nell'era di TikTok e degli span di attenzione in picchiata l'uso dei meme è vitale: in fondo si tratta di attirare l'attenzione di milioni di persone e di farlo nel modo più rapido possibile, trasmettendo in pochi istanti il proprio messaggio; niente di così diverso dai "vecchi" slogan.

Tuttavia, proprio come nel caso degli slogan, la ricerca della sintesi estrema e la ripetizione ossessiva portano sì lontano i concetti, ma al tempo stesso, complici le dinamiche social, li impoveriscono, riducendoli prima a vuote formule di appartenenza al proprio schieramento, quindi a semplici suoni.

Pronunciate cento volte una qualsiasi parola e inizierà a non avere più senso (provare per credere).

A un certo punto, ci si dovrà chiedere cosa implichi l'essere una Presidente "brat", quali dinamiche nuove si vogliano introdurre nella macchina politica; e chi rivendica il (sacrosanto) diritto a essere childfree o antinatalista non potrà sottrarsi alla sfida di proporre un modello di società funzionante nonostante il calo delle nascite.

Si tratta di temi complessi, che il meme più divertente o "virale" non sarà mai in grado di condensare o rendere "cool" e pronti a un facile consumo digitale.

I meme possono rompere il ghiaccio, avviare un dibattito, ma mai sostituirsi al lavoro necessario per informarsi, informare, sviluppare politiche efficaci.

Per quanto la sfida politica possa spostarsi in Rete, gli effetti restano sempre solidamente materiali...

Commenti

  1. Condivido al 100%. A questo ci siamo ridotti come società: a capire la realtà che ci circonda attraverso i meme. La bulimia dell'informazione è diventata il modo per controllare quello a cui dobbiamo pensare.

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    1. Sicuramente siamo così frastornati dalle tonnellate di informazioni spesso contrastanti da doverci "appoggiare" a forme comunicative fin troppo semplici...
      Buona serata

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  2. E mi chiedo: "Chi non ha e non frequenta i social, riuscirà a comprendere così tante sfumature?"
    Nella mia voluta e sacrosanta ignoranza, credo che il dissacrante, il sagace ed il sarcastico possano essere buoni compagni nella vita delle comunicazioni, ma alla fine dovrà saper vincere l'essenza, il concreto e la visione lunga del messaggio stesso.
    A.A.

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    1. Sono d'accordo, anche la scatola più bella del mondo non serve a molto se resta vuota.
      Buona serata

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  3. Bisogna ragionare con la propria testa senza farsi influenzare. La vecchiaia aiuta perché ci si rende conto di quanto la politica ci ha preso in giro. In gioventù ho lottato tanto ma mi hanno deluso tutti perchè molti diritti conquistati non esistono più!

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    1. Indubbiamente i giovani di oggi hanno i loro buoni motivi per essere diffidenti...
      Buona serata

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