Pensare (e ricordare) nell'Era d.C. (dopo Covid)

orologi blu deformati


Il 2019 sembra già Preistoria... e il 2020 non è ancora finito


Il tempo? Un concetto relativo

Lo scorrere del tempo, si sa, può essere un concetto incredibilmente relativo.

Un pomeriggio trascorso a fare ciò che più ci piace non dura mai abbastanza, mentre cinque minuti dedicati a qualcosa di noioso già sembrano eterni... io per primo ricordo ore che sembrano quasi avermi chiesto settimane intere di vita.  

Come se non bastasse, tante volte ci si mette di mezzo anche la nostalgia, con quel suo vizio di metterci davanti momenti passati con così tanta forza da illuderci di poterli ancora riagguantare così, su due piedi, con un semplice gesto della mano.

Le minuzie della vita, invece, scivolano via come acqua: cosa si è mangiato a pranzo due giorni fa, se una certa canzonetta scema sia stata il tormentone dell'estate 2005 o 2006, un libro letto senza entusiasmo... tutto passa senza lasciare traccia.

E anche davanti a prove schiaccianti come appunti, fotografie e una semplice ricerca su Google non ssempre riusciamo a persuaderci che un certo evento sia successo davvero così tanto (o poco) tempo prima.

Strano come a volte la nostra mente riesca a confondere sé stessa, vero? 


Il 2019? Preistoria

Un esempio recente della nostra curiosa percezione del tempo?

Senza dubbio, quella sorta di cesura invisibile che sembra separare il 2019 e i primi due mesi del 2020 da tutto ciò che è successo in seguito: non so se a voi capiti la stessa cosa, ma quando ripenso a fatti avvenuti tre o più anni fa la mia memoria sembra dover fare un salto enorme, molto più di quello che mi aspetterei per avvenimenti tutto sommato ancora recenti.

Forse le settimane di lockdown e la consapevolezza di un rischio letale hanno lasciato un'impronta così marcata nella mia mente da offuscare il passato allora più recente.

Oppure è stata tutta colpa dell'overdose di notizie a cui siamo stati tutti più o meno soggetti in quel periodo a spingere gli ultimi mesi di "libertà" verso l'oblio.

L'unica certezza è che la differenza tra era a.C. (avanti Covid) e d.C. (dopo Covid) sembra ben chiara anche al mio subconscio.  


Il 2020 non è ancora davvero finito 

Da un lato, il 2019 appare relegato ad un passato remoto, dall'altro, al contrario, il 2020 non sembra ancora essere davvero finito.

Tante, troppe cose sono cambiate, e se da molti punti di vista si è cercato di ritornare alla "normalità", l'esperienza ancora in corso della pandemia sembra averci aperto gli occhi su molte questioni che non potevamo (o volevamo?) affrontare, dagli evidenti limiti dei nostri governi al crescente senso di abbandono, rabbia e vendetta, così ben incarnato e tenuto in vita da un rifiorire di teorie del complotto, il tutto mentre ogni nuovo mese e anno ha aggiunto crisi dopo crisi.

La paura e il disincanto ci hanno imprigionati in un labirinto, da cui pare impossibile uscire, e arrivati al 2023 mantenere la speranza non è semplice. 

Senza volersi illudere troppo, si naviga a vista, in un costante presente, stando sempre all'erta in attesa del prossimo disastro, magari già in agguato (buongiorno influenza aviaria...).     

Teniamoci stretti coraggio e ottimismo, perché l'era dopo Covid ce ne chiede in abbondanza. 

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