Morte alla Tecnofretta
Il Digitale ha trasformato moltissimo il nostro modo di vivere... anche in modi più sottili (e irritanti) di quanto pensiamo
I grandi cambiamenti dell'Era 2.0
Ho avuto a casa il mio primo PC nel 2001, la connessione a Internet è arrivata nel 2004.
Floppy-disk, CD-rom, cavi e prolunghe ovunque!
Ci pensavo l'altro giorno, e... sono passati davvero molti anni: in tutto questo tempo di cambiamenti se ne sono visti parecchi, e anche piuttosto evidenti.
Negli ultimi vent'anni o giù di lì abbiamo imparato a lavorare, informarci, e persino ad amare in modo del tutto nuovo: una rivoluzione che se da un lato ci ha fatto parecchio comodo, dall'altro ci ha messo di fronte a tanti interrogativi e problemi.
Le nostre relazioni sono diventate troppo superficiali? Troppe cattive notizie tutte insieme ci demoralizzano? Le nostre insicurezze e frustrazioni sono davvero così facili da sfruttare per personaggi senza scrupoli?
Sono domande che le nostre società si pongono da anni, e ora come ora di risposte e soluzioni certe ancora non ne abbiamo, ma passo dopo passo stiamo cercando di adattarci all'Era digitale, un tentativo alla volta.
I "piccoli" cambiamenti dell'Era 2.0 e la genesi della Tecnofretta
A volte tenere il passo con il Digitale è soltanto questione di tempo: ad esempio, almeno in base alla mia esperienza, stando sui social si impara presto a riconoscere quando è meglio lasciar stare le discussioni, ci si ritrova più "maturi" (cioè stanchi) e la pace interiore ci guadagna.
Altre volte, invece, le cose non sono così semplici... e non parlo di massimi sistemi.
Prendiamo i refusi, ad esempio: ai tempi della scuola, sui miei fogli protocollo, sono sempre stati rarissimi, come una nevicata a metà aprile.
Ma con una tastiera... aargh! Per non parlare di quella dello smartphone, lì va anche peggio.
E, vi confesso, la cosa mi infastidisce da morire: nella mia testa è tutto scritto alla perfezione, batto sui tasti, ricontrollo, premo invio... ed eccolo lì, nero su bianco, c'è sempre un errore, quasi a sminuire pensieri che magari sono stati a rosolarmi in testa per ore.
Ogni tanto mi sento come se il mezzo tecnologico si facesse beffe del mio desiderio di scrivere bene, come se fosse lì a sfidare il mio libero arbitrio (che magari già non esiste di suo, lo so, ma capite cosa intendo).
Di sicuro qualche volta sarà il risultato dell'incontro tra le mie manone ancora da homo analogicus e i tastini minuscoli del touch screen... ma anche in questi casi, perché non riesco a starci attento?
La mia teoria? Tutta colpa della Tecnofretta.
Sì, Tecnofretta, l'ossessione tutta digitale per la rapidità; io la chiamo così.
In un Mondo dove tutte le persone che conosci hanno a disposizione questi strumenti rapidissimi, ti senti quasi costretto a muoverti sempre con la velocità che pensi gli altri pretendano da te: e-mail e messaggi devono avere risposta subito, nessuno aspetta i tuoi comodi.
Anche sui social e sui forum non si è tranquilli: la battuta brillante devi scriverla subito, perché se non lo fai qualcun altro ti batterà; idem con le ultime notizie da condividere, bisogna postare a tutta birra.
Chi ha tempo di battere i tasti con calma e rileggere bene? Io no, a quanto pare.
Morte alla Tecnofretta
Dalla Tecnofretta si può "guarire"?
Per quanto mi riguarda, spero proprio di sì: ma il percorso non sarà facile.
Dovrò imparare a non farmi prendere dalla frenesia di rispondere subito, di essere il primo, di farmi notare ad ogni costo.
Da un lato, l'ansia da prestazione, dall'altro una briciola di narcisismo.
Inizierò scrivere con più tranquillità, ricordando a me stesso che nessuno verrà a tirarmi le orecchie se non rispondo a un messaggio in più di trenta secondi, e che nessuna vita sarà in pericolo se mi prendo un minuto in più.
Poi riconoscerò che nessun numero di "mi piace", per quanto grande, farà mai di me una star della Rete, quindi posso anche evitare di stressarmi per una "competizione" che esiste soltanto nella mia testa per non più di un minuto.
Ci riuscirò?
Io sbaglio anche quando non ho tecnofretta. Mi capita perché ho paura di perderei pensieri che sto elaborando. Poi questi dannati tasti così vicini, come si fa a non schiacciarli tutti insieme.
RispondiEliminaIl genere umano evolverà per avere dita piccine piccine :)
EliminaScrivere sulle tastiere minuscole di un furbofono è difficile, gli errori abbondano e pure le distorsioni eseguite dallo strumento sono frequenti.
RispondiElimina"furbofono", bel neologismo!
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