Blogging e crisi globale: quanto è giusto esporsi?

Un ragazzo mascherato posa davanti a dei graffiti

Riusciranno i blogger a sopravvivere in un'era di polarizzazione e violenza virtuale?


Avere un blog ai tempi della crisi

A dispetto degli anni, i blog dimostrano un'invidiabile vitalità, tanto da sembrare alle soglie di una vera e propria rinascita, una delle poche in questo Mondo per tanti versi in declino.

Ma cosa significa avere un blog, oggi?

Forse, rispetto al passato, è diventato più difficile trasformare i nostri diari di bordo in piccole isole felici dove staccare la spina e godersi un po' di relax fra amici virtuali: anche i blog più personali rischiano infatti di risentire del caos esterno, perché sempre più spesso le crisi del Pianeta ci toccano da vicino.

Per fare un esempio, chissà quanti blog sono nati o rinati nei giorni bui dei lockdown.

Il Mondo non è più quello di prima, noi non siamo più quelli di prima, e per i nostri spazi sul Web non può essere differente.


I nuovi pericoli della Rete

La nostra è un'epoca di forti contrasti, di dicotomie sempre più rigide, di estremismi: finora a farne le spese sono stati soprattutto i social, più diffusi e rapidi, ma se davvero i blog sono destinati a prendersi la rivincita non è assurdo pensare che presto anche noi blogger ci troveremo ad affrontare quelle stesse dinamiche tossiche che abbiamo cercato di lasciare su Facebook e compagni.

Potrebbero arrivare nuovi lettori, magari animati da una ferocia da zeloti; oppure un nuovo blogger potrebbe decidere di farsi un nome attaccandoci.

Non si tratta solo di qualche commento fuori luogo o di un po' di spam: si parla di attacchi coordinati, di minacce di querela, o al contrario di accuse ai limiti della diffamazione, di ferite alla reputazione professionale, di doxxing...

I possibili appigli sono infiniti: chi parla di antinatalismo potrebbe avere problemi con un datore di lavoro in attesa del quarto figlio, chi sbuffa di fronte all'ennesimo pensatore "controcorrente" potrebbe finire a litigare con il cugino che invece lo segue religiosamente in TV.

Sono scenari a cui dobbiamo prepararci.


Quanto è giusto esporsi?

Come sopravvivere da blogger in un clima sempre più polarizzato e ostile?

Fino a che punto è giusto esporsi, o al contrario censurarsi pur di mantenere la pace a casa o in ufficio?

"La" risposta giusta non esiste, ovviamente, perché i fattori in gioco sono tanti: argomenti e livello di "fama" del blog, posizione professionale, situazione familiare...

Qualcuno sentirà di potersi esporre sempre e comunque con nome e cognome, altri come il sottoscritto opteranno per un anonimato soft, altri ancora invece si terranno ben nascosti... mentre alcuni, purtroppo, sentiranno di dover lasciar perdere e chiudere i propri blog, perché meglio aver pace che aver ragione.

L'importante è iniziare a pensarci, valutare i rischi e fare attenzione.

Essere blogger nei prossimi anni? Come tutto il resto: sempre più complicato...

Commenti

  1. Alcuni miei lettori mi hanno detto di esser coraggioso a volermi esporre quando parlo di argomenti "tabù" sul mio blog. La polarizzazione estrema del dibattito rappresenta in realtà la sua morte: appena dici una parola che mette in dubbio Zelensky ti etichettano come Putiniano, appena fai una critica su Netanyahu, diventi antisemita, appena ti azzardi a pronunciare il nome di Giorgia Meloni sei un fascista, appena fai una protesta ti becchi le manganellate. Non si va più oltre i titoli di quello che leggiamo. Il sovraccarico di informazione a cui siamo sottoposti quotidianamente ci ha resi insensibili a quello che succede intorno a noi. Ed il partito del politically correct ed il pensiero unico è diventato molto più pericoloso ed insidioso della censura dittatoriale che critichiamo in Cina e Russia.

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    1. Ecco, vedi, ci seguiamo l'un l'altro da un po', e sinceramente non riesco a immaginare la stessa dinamica sul fu Twitter: forse laggiù ci saremmo bloccati a vicenda, non ci saremmo quasi visti se non attraverso l'algoritmo impegnato a mostrarci a vicenda i post più "urticanti" nella speranza di generare flame e attrarre altri contendenti.
      Succederà anche sui blog? Spero di no, ma... chissà.

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    2. Perché camu non mi riporta a nessun blog? :)

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    3. @Franco Battaglia perché il suo blog non è su Blogger ;)

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    4. Se clicchi sul mio profilo dovresti vedere il link al sito: duechiacchiere.it :) Siete i benvenuti.

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  2. Sono anni che uso il nick, in passato anche su altre piattaforme. I blog esprimono libertà, mi auguro di una nuova rinascita per questi spazi.

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    1. Vedo tanti blog "giovani" (questo ad esempio ha appena un anno e mezzo), credo che la rinascita che auspichi sia una possibilità concreta!

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  3. Quando decido di scrivere un post, ci metto sempre la faccia, come nelle lotte che ho fatto da giovane, contro le ingiustizie .Continuerò ad essere sincera finché avrò un alito di respiro. Esprimo sempre le mie idee e se qualceduno non le approva, non rispondo con toni violenti, il rispetto prima di tutto.

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    1. Speriamo che i nuovi blogger seguano la stessa strada... buona serata, a presto.

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  4. Sono diversi anni che scrivo su vari miei blog, di diverse argomentazioni, il che riempie in modo costruttivo parte della mia giornata, e va bene così.
    Trovo piacevoli, e di grande realtà, le tue pagine.
    Un caro saluto.

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    1. Penso che il blogging possa aiutare tantissime persone in modi diversi, a esprimersi, sfogarsi, comunicare...
      Grazie per la visita, alla prossima

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  5. Esporsi dovrebbe essere normale, penso a quanti scrivono con nome e cognome, e che non hanno timore a dichiarare le proprie idee, sia quando attaccano una dittatura che quando recensiscono un film. Poi c'è gente che ti fa fuori solo perché prendi in giro il loro purismo veganiano e lo religione integralista, ma certificano solo la loro piccolezza. L'incapacità di relazionarsi e di affrontare un contraddittorio. In effetti il blog dovrebbe abbattere pareti e pregiudizi, quando non avviene, c'è un problema.

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    1. Il problema è che bisogna avere il coraggio di chiedere scusa. Cosa che non mi sembra avvenuta anzi si preferisce fare la vittima. Chiedo scusa per il mio intervento al proprietario del blog. Più tardi verrò a leggere il post e a commentare.

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    2. Ops dimenticavo, la mia risposta al signore sopra, riguarda solo il discorso vegan. L'integralismo religioso sarà rivolto a qualcun'altra. Io sono tutto meno che integralista religiosa. A più tardi

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    3. Ed ecco il contrasto... fa parte della vita, anche offline, e bisogna saperlo gestire...

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    4. @Farfalla Legger@ niente di cui scusarsi, difendere le proprie idee è un diritto... buona serata

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  6. Rieccomi.
    Io non so da quanto tempo tu sia sul web, ma non mi sembra che ci sia una grande rinascita. I migliori blogger sono purtroppo passati a miglior vita, altri hanno abbandonato per un'altra piattaforma più aggiornata, soprattutto chi lavora con il proprio blog.
    Molti sono andati sui socials, su questi sorvolo😉.
    Altri ancora hanno aperto un canale su telegram, social ideato da un russo di cui non ricordo il nome, dove non esiste ancora la censura (almeno per il momento) e quindi ci si può esporre tranquillamente, scrivere le proprie opinioni e, gaudio, finora ci si confronta in pacatezza e simpatia anche tra vegani e onnivori, io ci sono da poco tempo ma devo dire che è un'esperienza più che positiva.
    Tanto che ultimamente mi sta venendo la voglia di abbandonare blogger dove vedo, purtroppo, che le cose non sono molto cambiate dal pre-pandemia. Il problema, se così si può chiamare, è che ho cmq incontrato due persone nuove molto valide e quindi non vorrei sparire e perderle. Me ne dispiacerebbe molto.
    Ci penserò.
    Spero di aver commentato in modo corretto il tuo post. Un arrivederci al prossimo.

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    1. Per me Blogger è la scelta più comoda, lo uso in varie forme da quasi un decennio, ma ne riconosco le limitazioni.
      Telegram lo frequento da un po', ma al momento la mia rete laggiù è ancora ristretta...
      Buona serata, a presto

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  7. Sono sul web dal lontano 2004 quando avevo aperto un blog, ma su un'altra piattaforma, all'interno di un corso per giornalismo a Milano. Eravamo una dozzina di partecipanti studiosi e ognuno di noi trattava un argomento, come fosse un articolo di giornale, in base alla propria preparazione: politica, costume, attualità, sport e cultura. Io avevo scelto la cultura. Ti parlo del 2004, un'epoca totalmente diversa con google (ad esempio) che non era certo quello di oggi e anche la blogosfera era diversa. Nel 2010 ho schiuso più che altro per noia e stanchezza. Ho riaperto su questa piattaforma qualche anno dopo.

    Ho sempre preferito i nickname e riesco sempre a scrivere senza problemi su vari argomenti. Certo, per carità, capisco benissimo il metterci la faccia, nulla in contrario. Ma la blogosfera offre anche la libertà del nickname e di potersi esprimere anche così.

    Penso che ci sia un grande problema di fondo: chi più chi meno, la gente non sa più ascoltare...figuriamoci leggere! Prevalgono i quotidiani online rispetto al cartaceo e aumenteranno ancora forse per una questione di comodità o di portabilità sul proprio smartphone, ma le info rischiano di perdere la profondità di un articolo di fondo ben scritto.
    Forse sono un po' tradizionalista ma io da sempre preferisco il cartaceo...
    Un salutone e alla prossima

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    1. Sono parziale nei confronti della carta, ma la comodità e le possibilità offerte dal digitale sono senza precedenti!
      Poi certo, c'è chi le usa davvero male, e i risultati li vediamo tutti...
      A presto, buona serata

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  8. Colgo l'occasione di ringraziarvi tutti per le visite e i commenti :)

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  9. Sono anni che si straparla del declino dei blog, ma come vedi esistono ancora.
    Non penso proprio che ci sarà un crollo, anzi secondo me con l'aiuto dei social i blog continueranno a crescere.
    Ti abbraccio.

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    1. Lo credo anch'io, l'importante è che non "ereditino" le dinamiche tossiche di Facebook e compagni!
      Buona serata, a presto

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  10. Se i blogger avranno la capacità di non esser autoreferenziali, di non fare demagogia, di portare idee nuove e interessanti, se saranno capaci di creare comunità di confronto di assoluto valore potranno avere un futuro. Se si incarteranno nel gossip, in notizie non verificate o, peggio ancora, nell' elaborazione di teorie e ragionamenti campati per aria sarà facile che i gestori possano non trovare più la convenienza a mandarli avanti e, allora, potrebbe essere la fine. Per ora, credo, siamo in una fase interlocutoria.

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    1. Sì, ci sono tante potenzialità in gioco, resta da vedere se e come riusciremo a sfruttarle.
      Grazie per la visita, a presto

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  11. In realtà la situazione è già quella che preconizzi tu (almeno per alcuni) e senza nemmeno a causa di esposizioni politiche. Credo sia il meccanismo della rete che offre a tutti l'opportunità di esprimere qualche commento e questa spesso viene sfruttata per scaricare livori e frustrazioni. Non c'è via d'uscita. I blog resteranno sempre destinati a una nicchia dell'utenza, quindi forse soffriranno meno di questo meccanismo, ma non ne saranno immuni. Non lo sono già adesso.

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    1. Certo la mancanza di autoironia penalizza molto. E molti. Ma il mondo è così.

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    2. @Iuri Vit sicuramente come ricordi cattiveria e brutte dinamiche esistono ovunque, i social sono solo il terreno di coltura migliore, almeno per ora...

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    3. @Franco Battaglia l'autoironia è una gran bella cosa, purtroppo però in un Mondo sempre più pronto ad attaccarci per ogni minima cosa conservarla è più difficile...

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  12. Io sono nel web da molti anni e di diatribe e problematiche ne ho viste, alcune mi sono accadute anche personalmente. Purtroppo in ogni cosa che si fa c'è una percentuale di rischio, la differenza nel web la fa il fatto che rimanga traccia scritta di tutto, nel bene e nel male. Ciò che conta è essere a posto con la propria coscienza.

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    1. È proprio vero, la Rete ricorda quasi sempre e perdona di rado...
      Buona serata, a presto

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  13. Non mi sono mai considerato un Blogger, o perlomeno non sino a quest'oggi, momento in cui ho sentito la necessità di dire la mia in questo specifico argomento.
    Parlo di Agricoltura dal 2011, e lo faccio rigorosamente a modo mio, lontano dal tempo che vivo, ma nel tempo che vivo, forse sempre in perenne ritardo, forse talvolta sin troppo in anticipo.
    Nel mio angolo di web sono transitate tante persone desiderose di parlarmi, rispondermi, prendere posizione o semplicemente lasciarmi un pensiero di critica o di stima.
    Sento, a mio modo, quella necessità di portare la vita di campagna nelle case di chi vive in città; di risvegliare quei ricordi di bimbo magari legati alle infanzie dai nonni al podere; di alimentare la curiosità verso una scelta di vita fatta di sacrificio e passione; di spronare il prossimo ad una riflessione più approfondita su temi come l'alimentazione...il clima...l'inquinamento.
    Ci provo, con parole semplici, molti errori grammaticali, e una chiara spontaneità.
    Tutto questo è la sintesi del mio concetto di "essere blogger", ieri ed oggi, e così proverò anche domani, in qualche modo, sapendo che i vari social risucchiano le attenzioni della gente, e che avere un blog scollegato da una faccia, da un nome e cognome, o da un preciso luogo fisico è sempre più Anacronistico.
    Rifuggo quelle vetrine che a mio avviso non son necessarie, quell'estetica fatta di numeri e like, e sin che potrò mi manterrò così, al passo con una mia coerenza, senza dovermi snaturare per seguire il carrozzone.
    Non mi sentirò mai migliore di chi sceglie di far diversamente, ma nella mia diversità continuerò a trovare me stesso: la persona, prima ancora del blogger.
    Ti ringrazio molto per avermi dato modo di esprimere questo mio pensiero.
    A.A.

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    1. E io ti ringrazio per il tempo che hai dedicato a questo commento, grazie mille per la visita, a presto

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