Sconnesso su LinkedIn

Il nome e logo del social network LinkedIn appoggiato a una parete grigia


Sentirsi isolati nella mecca del networking


Fra il lento declino di X-fu-Twitter (che se grossomodo risolve i suoi guai da una parte se ne ritrova di nuovi da un'altra) e la stagnanza di molti altri social (con l'eccezione forse del giovane Bluesky) mi sono ritrovato a dare l'ennesima chance a LinkedIn - vuoi perché in questi tempi di lavoro non sempre esaltante è bene tenersi aperte tutte le porte, vuoi anche per la curiosità di riesplorare un ambiente che di recente avevo trascurato.

Sul momento le cose sono andate meglio del previsto: non solo il mio recente saggio sul movimento anti-lavoro è stato accolto certo interesse, ma ho notato un netto indietreggiare di elementi di disturbo quali post melensi dalla retorica ingannevole del se vuoi puoi, comizi politici improvvisati e attività di profili animati da fini poco limpidi.

Tutto bene, quindi - almeno per un po'.

Perché dopo un certo una nota stonata, una curiosa sensazione l'ho avvertita.

È quel certo ottimismo, quel celebrare traguardi propri o altrui, senza curarsi di quanto ci sta avvenendo intorno, che ora mi stupisce, forse mi inquieta.

Intendiamoci, di post sulle varie tragedie in corso se ne vedono, ma quasi sempre da giornalisti, esperti di settore o pochi interessati, dal resto dell'utenza al massimo un like o una condivisione.

Il mio feed al momento è un susseguirsi di fotografie di eventi glamour, giovani sorridenti, ricercatori entusiasti, professionisti pronti a salire un altro gradino verso le alte sfere...

E giocoforza ci si adegua, un po' per quieto vivere, un po' per non comportarsi da emeriti str*nzi nei confronti di chi questo o quel traguardo l'ha raggiunto con tanta fatica.

La compagna di classe delle superiori ha un nuovo lavoro - like (sperando non sia l'ennesimo contratto precario).

Il cugino della morosa dell'ex-capo è il nuovo assistente del CEO della Vattelapesca SpA - grandioso (fanno affari nel Medio Oriente ora in fiamme...).

Tre studiosi under 35 scoprono una tecnologia che potrebbe salvarci dalla crisi climatica - forte (il Santo Graal... peccato stiano negli States in clima da mezza guerra civile).

Per farla breve, su LinkedIn mi sembra spesso di immergermi in una realtà parallela, dove tutti progrediscono, conquistano, trionfano, con una certa dose di protopia; un'atmosfera molto diversa da quella che si respira su altre piattaforme e a dirla tutta pure off-line.

Chissà, forse tutte queste persone seguono l'attualità con grande attenzione ma su LinkedIn preferiscono attenersi a temi professionali; oppure hanno scelto davvero di concentrarsi soltanto sul proprio lavoro, e non è detto che facciano male.

Però quel lieve disagio rimane.

Non è ironico, sentirsi... isolati sul social dedicato al networking?

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