L'età della tecnica che forse non sarà

Vetrata a scacchi di un vecchio stabilimento industriale

Sarà la tecnologia a sconfiggere la crisi globale, o la crisi globale a uccidere la tecnologia?


Ogni giorno nuove scoperte e un'amarezza di fondo

Tutti i giorni team di studiosi in ogni angolo del Pianeta trovano o inventano qualcosa di nuovo.

Tra i tanti esempi di cui ho letto in questi giorni posso elencare la possibilità di vita organica su Venere, un nuovo farmaco presto disponibile per contrastare la malattia di Alzheimer, un altro allo studio per far ricrescere i denti persi, e forse persino un metodo per invertire l'invecchiamento.

Sono risultati sorprendenti, che ampliano i nostri orizzonti come mai prima e che ci lasciano intravvedere soluzioni per enigmi e problemi che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi.

Leggendo o ascoltando notizie come queste provo emozioni contrastanti: stupore, euforia, ammirazione per chi ci regala simili speranze... ma anche tristezza.

Sì, tristezza, perché mentre un esercito di scienziati lavora senza sosta giorno e notte per aiutare il resto dell'Umanità la crisi globale ormai cronica con cui abbiamo a che fare rischia di distruggere in un futuro forse non lontano i frutti di tanto impegno. 


Chi potrebbe uccidere il progresso?

Probabilmente suona da catastrofisti e da guastafeste, ma va detto: se i disastri con cui stiamo combattendo non vengono fermati, rischiamo di non vedere mai l'Eden tecnologico che ci è stato promesso negli ultimi centocinquant'anni circa.

Sono tante infatti le cose che potrebbero andare per il verso sbagliato.

Il clima ormai evidentemente impazzito potrebbe mettere a rischio le condizioni ambientali adatte per lo svolgimento di determinate mansioni, o produrre epidemie mortali in grado di uccidere o mettere in fuga milioni di persone, scienziati inclusi.

Le guerre e i conflitti causati dalla competizione per risorse sempre più scarse potrebbero causare altrettanta distruzione, mietendo ulteriori vittime e danneggiando in modo irreparabile infrastrutture critiche difficilmente riproducibili o rimpiazzabili in breve tempo.

Infine, le crescenti disuguaglianze sociali potrebbero rendere le nuove tecnologie semplicemente inaccessibili alla maggioranza della popolazione globale, che quindi resterebbe tagliata fuori dal progresso in ogni caso, salvo decisioni unilaterali e probabilmente non disinteressate di attori irresponsabili.

Sono tutti scenari ben poco allegri; e per ironia della sorte, come leva del cambiamento climatico e volano dell'industria bellica, è la stessa tecnologia a contribuire già da anni al loro realizzarsi, forse al punto da arrivare un giorno non lontano a "uccidere" per un'ulteriore crudeltà del destino anche quelle soluzioni oggi allo studio per tentare di salvare il salvabile...  


Distruzione o distopia: questo il dilemma?

Se tra una tragedia e l'altra la prospettiva di un paradiso futuristico sembra sempre più lontana, le vie che ci si aprono davanti sono essenzialmente due.

Da un lato, potremmo subire una catastrofe o una serie di catastrofi in grado di portarci all'estinzione o almeno di ridurci a una nuova età della pietra, senza la possibilità di ripristinare i sistemi da cui oggi tanto dipendiamo, se non addirittura senza la conoscenza necessaria a (ri)concepirli. 

Dall'altro, esiste una minore ma concreta possibilità di finire in una distopia dominata da pochi Governi-tecnocrati-visionari capaci di ridurre il resto dell'Umanità all'obbedienza tramite il controllo di tecnologie residue ed eventualmente di altre (re)inventate ad hoc principalmente a scopi bellici e magari di sorveglianza, alla 1984 di Orwell.  

Nessuno dei due scenari suona molto allettante; ma siamo ancora in tempo per evitare il peggio?

Purtroppo al momento non lo sappiamo: uno dei tanti conflitti già in corso o dormienti potrebbe raggiungere il punto di non ritorno domani stesso, oppure i vari Governi potrebbero collettivamente decidere di sedersi a un ipotetico tavolo e stabilire strategie comuni per scongiurare l'Apocalisse (improbabile, va detto).

Nel frattempo, possiamo solo fare ciò che è realisticamente in nostro potere: informarci, informare, costruire reti di solidarietà vere, appoggiare proposte politiche concrete, sostenere i nostri ricercatori e sperare per il meglio.

Sarà la tecnica a vincere la crisi globale, o la crisi globale a uccidere la tecnica? Staremo a vedere.

Commenti

  1. Come sempre, non è il mezzo ma come lo si usa.
    Io non prorendo per AI, per app inutili, per robot e per tutto ciò che prevede una tecnologia non al servizio dell'uomo ma atta a controllarlo e farlo schiavo.
    Ciao!

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    Risposte
    1. Hai ragione Super Nova, purtroppo in giro si vedono tanti poteri dai fini tutt'altro che nobili... grazie per la visita, a presto.

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