Quando il gioco si fa duro... mettiamo in pausa?
Sopravvivere in un Mondo che dà il capogiro
Il Mondo in frantumi: non è solo una questione di forza...
In giro, e più umilmente anche dalle pagine di questo blog, si parla spesso dei cambiamenti profondi e probabilmente irreversibili di questo Pianeta: crisi climatiche, ambientali, sociali, politiche...
Un aspetto su cui però non sempre ci si sofferma è la rapidità con cui queste trasformazioni si stanno verificando: dallo schermo dei nostri smartphone (a loro volta un'aggiunta in fondo recente alle nostre vite) possiamo osservare l'evolversi di disastri, disordini, crisi internazionali, guerre, eccetera, il tutto come se si trattasse di un perverso reality show, al quale tra l'altro spesso partecipano con entusiasmo proprio i protagonisti, politici e rappresentanti delle istituzioni inclusi.
Non solo: l'estrema interdipendenza tra le parti delle nostre società così globalizzate implica che ogni catastrofe (e ogni tentativo di risolverla) possa diventare il primo tassello di un tragico gioco di domino, travolgendo nel giro di pochissimo tutto e tutti.
Sembra proprio che questa nostra Terra sia ogni giorno più simile a una trottola impazzita...
Impotenza, inerzia, ira
Trasformazioni e crisi così rapide sono difficili da gestire, non solo dal punto di vista pratico, ma anche da quello psicologico, emotivo: ognuno reagisce al senso di smarrimento come può, il più delle volte non bene.
C'è chi si arrende, travolto dalla mole non sempre coerente di notizie negative; chi resta apatico, accettando le cose (forse con sollievo) e condendo l'attesa del tracollo con un po' di humour nero; e poi c'è chi risponde al fuoco con il fuoco, attaccando il cambiamento e chi lo rappresenta, non di rado con il sostegno di teorie del complotto e di sedicenti "perseguitati" di professione.
Nessuno dei tre atteggiamenti è positivo: il primo uccide l'animo e impedisce di provare salvare almeno il salvabile, il secondo stronca la solidarietà e può portare a un accelerazionismo un po' troppo spinto, mentre il terzo può degenerare in violenza a tragedia.
No, chiudere la porta e tirare il fiato non è peccato
Quando il gioco si fa duro... va bene metterlo in pausa.
Per chi ha la possibilità (il privilegio?) di farlo, allontanarsi dalla pervasività delle notizie diffuse ventiquattr'ore su ventiquattro, spegnere il telefono, chiudere la porta e magari dedicarsi a sé stessi possono essere scelte salvavita.
Purtroppo nessuno di noi può risolvere singolarmente tutti i problemi di questo nostro Mondo in Frantumi, e anche quel poco che siamo in grado di fare sarebbe subito in pericolo se non difendessimo il nostro benessere psicofisico: quindi sì, è giusto darsi dei limiti, saper "staccare la spina" di tanto in tanto, ricordarsi di godere delle piccole cose su cui possiamo contare anche in questi tempi difficili.
Tirare il fiato non è peccato, perché se noi per primi non proviamo a prenderci cura di noi stessi difficilmente gli altri potranno farlo al nostro posto.
Sante parole. Oggi più che mai, grazie alla globalizzazione che ci è stata venduta come un qualcosa che ci avrebbe salvati e resi eternamente felici, siamo tutti maledettamente interconnessi su questa palla che galleggia nello spazio. Questo vuol dire che c'è poco o nulla che ognuno di noi può fare per cambiare le cose in meglio, ma anche che gli avvenimenti negativi, come guerre o migrazioni, sono al di sopra di quello che possiamo controllare nel nostro piccolo. Questo si trasforma in un senso d'impotenza che lascia il segno, sia fisico che mentale.
RispondiEliminaHai ragione camu, e tanti cercano di riscattare questo senso di impotenza in modo violento...
EliminaSiamo noi a possedere smathphone, tv, computer e via dicendo.
RispondiEliminaPerché dobbiamo diventare schiavi? Perché dobbiamo dare ascolto ai media allineati, ai politici venduti, ai virostar falliti?
La libertà sta nello scegliere cosa seguire, se vogliamo seguirlo.
Tutto qui.
Ti abbraccio.
Penso che ormai si sia sviluppato un meccanismo perverso per cui diventa difficile "staccarsi", si teme di perdere qualcosa di importante, di restare "fuori dal giro", per così dire; un triste rovescio della medaglia delle opportunità offerte dal digitale.
EliminaA presto, Francesca.